
Taiwan non riesce a procurarsi vaccini anti-Covid da BioNTech/Pfizer a causa dell’interferenza delle autorità di Pechino. Così afferma il capo dello Stato Tsai Ing-wen, che il 26 maggio a un evento della sua formazione politica, il Partito progressista democratico, ha dichiarato: «A un certo momento avevamo quasi completato la firma del contratto coi produttori tedeschi, ma tutto è stato rinviato fino ad oggi a causa dell’interferenza della Cina».
«Pressioni cinesi su Pfizer»
È la prima volta che un governante taiwanese chiama in causa direttamente la Cina per il fallimento dell’accordo con la ditta tedesca che nel dicembre scorso sembrava cosa fatta. Fino a ieri la denuncia era stata sempre formulata in modo velato. In particolare nel febbraio scorso, nel corso di un’intervista radiofonica, il ministro della Salute taiwanese Chen Shih-chung aveva affermato che nel dicembre scorso BioNTech e Taiwan avevano quasi finalizzato un accordo e stavano preparando i comunicati stampa per annunciare la loro collaborazione, quando BioNTech avrebbe inaspettatamente cancellato tutto a motivo di «disaccordi interni fra i responsabili della compagnia». E aveva alluso a pressioni politiche cinesi che avrebbero fatto deragliare i negoziati nei seguenti termini: «Certe persone non vogliono che Taiwan sia troppo felice».
Il motivo ufficiale per cui BioNTech non potrebbe fornire direttamente a Taiwan il vaccino anti-Covid sarebbe che nel dicembre scorso ha firmato con la multinazionale farmaceutica cinese Fosun di Shanghai un contratto che concede a quest’ultima l’esclusiva per la forniture vaccinali nella «regione della Grande Cina, che comprende Hong Kong, Macao e Taiwan», come si legge sul Guardian del 27 maggio. Per la cronaca, BioNTech e Fosun collaboravano alla produzione di un vaccino anti-Covid già dal marzo del 2020, e il 6 novembre scorso il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong la cui proprietà nel 2016 è passata dalla malaysiana Kerry Media al gruppo Alibaba di Jack Ma, annunciava che «Fosun ha concordato di pagare fino a 135 milioni di dollari per lo sviluppo del vaccino e per i diritti esclusivi di distribuzione per Cina, Taiwan, Hong Kong e Macao».
Accuse e smentite
Tuttavia in un comunicato stampa di BioNTech del 16 dicembre scorso si legge una cosa diversa:
«BioNTech SE e Shanghai Fosun Pharmaceutical Group hanno annunciato oggi un accordo per fornire la Cina continentale (Mainland China nella versione in lingua inglese del comunicato – ndt) inizialmente di 100 milioni di dosi del loro vaccino sperimentale BNT162 a base Rna nel 2021, previa approvazione dell’autorità di vigilanza. La fornitura iniziale sarà effettuata a partire dagli stabilimenti di produzione BioNTech in Germania».
Fosun ha manifestato la sua disponibilità a rifornire Taiwan con le dosi di vaccino che produce sulla base del suo contratto con BioNTech, ma il punto di tutta la vicenda è proprio questo: Taiwan rifiuta di essere rifornita da un operatore che dipende da Pechino e vuole firmare un accordo diretto con BioNTech/Pfizer, come ne ha firmati con Moderna (Usa) e con AstraZeneca (Regno Unito). Alla tivù taiwanese la presidente Tsai ha affermato che il principio che guida il Central Epidemic Command Center del paese riguardo all’acquisto di vaccini è di comprarli direttamente dai produttori o attraverso il Covax (la partnership promossa dall’Oms che fornisce vaccini anti-Covid ai paesi che li richiedono – ndr).
Taiwan non vuole vaccini dalla Cina
In riferimento al vaccino di BioNTech ha detto: «Solo negoziando direttamente coi produttori originali si possono ottenere la garanzia diretta e la responsabilità per la qualità e la sicurezza da parte del produttore originario, in modo da evitare rischi legali e politici». Nello scorso mese di agosto il ministro della Sanità Chen Shih-shung aveva ribadito la tradizionale politica di Taiwan di non acquistare dalla Cina continentale vaccini e altri prodotti biologici. La legge taiwanese ammette importazioni dalla Cina solo se si tratta di prodotti che non mettono in pericolo la sicurezza nazionale o hanno un impatto negativo sulle industrie locali.
Taiwan, per lungo tempo risparmiata dalla pandemia, ha visto aumentare il numero delle infezioni a partire dalla fine di aprile. Pechino nega ogni interferenza nei negoziati fra Taiwan e BioNTech e ha accusato le autorità taiwanesi di sacrificare la salute dei residenti a questioni politiche. Anche l’opposizione interna taiwanese, rappresentata dal partito del Kuomintang, accusa la Tsai di avere causato ritardi nel programma di vaccinazioni.
La portavoce presidenziale, la giornalista Kolas Yotaka (di etnia amis, aborigeni di Taiwan) ha rincarato la dose nei confronti della Cina: «L’accesso di Taiwan ai vaccini continua ad essere rallentato dall’interferenza cinese, nel mentre che insistono a volere che compriamo i loro vaccini. Se volete aiutarci davvero, non ostruite l’ingresso, non bloccate il corridoio». BioNTech, che ha sede a Magonza e che nel 2020 ha registrato un fatturato pari a 482 milioni di euro, ne ha registrati 2 miliardi nel solo primo trimestre del 2021. L’interscambio commerciale tedesco-cinese è pari a 212,7 miliardi di euro, e la Cina è il primo partner commerciale della Germania.
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