Italia
Saif Al Islam propone un compromesso tra la cacciata di suo padre e la persecuzione dei ribelli: «Elezioni. Entro tre mesi. La garanzia della loro trasparenza potrebbe essere la presenza di osservatori internazionali. Accettiamo l'Ue, l'Ua, l'Onu e la Nato. Ma la maggioranza dei libici sta con mio padre»










Non si sa dove finirà il movimento degli "Indignados", che hanno abbandonato Puerta del Sol. Intanto, vecchi nostalgici esaltano le rivolte giovanili scrivendo libri: "Indignatevi" di Stephane Hessel (94 anni), "Ribellarsi è giusto" di Massimo Ottolenghi (96), "Ribelliamoci. L’alternativa va ricostruita" di Luciana Castellina (82) e "Indignarsi non basta" di Pietro Ingrao (96)










Christian Rocca, esperto di politica internazionale, spiega a Tempi perché l'analisi dell'Economist è perfetta tranne che in un punto: le poche cose fatte bene in Italia portano il marchio di Berlusconi, mentre l'opposizione le ha osteggiate. «Il titolo migliore per l'Economist? "Berlusconi is unfit to lead Italy, but the alternative maybe it's worse"»










L’ad della Fiat Sergio Marchionne ha dichiarato sul successo Chrysler: «Se è possibile farlo negli Usa è possibile farlo anche qui. L’Italia deve cambiare però atteggiamento». E il vicepresidente di Confindustria: «Se c’è un contratto aziendale che ha il consenso della maggioranza dei lavoratori, deve poter sostituire il Contratto collettivo nazionale»










La tattica di Obama per rilanciare l'economia è spendere. In rapporto al Pil, il deficit è il secondo più alto degli ultimi 65 anni: 10% nel 2009, sarà del 9,8% quest'anno. Come durante la Seconda Guerra mondiale. Fra il 2007 e il 2011 il rapporto debito/Pil dell'Italia è aumentato di 18 punti (da 112 a 130%), quello degli Usa di 38 punti (dal 62 al 100%)









