È giusto che i costi dell’aborto siano coperti dall’assicurazione sanitaria obbligatoria? Questo è il principale quesito su cui domani, domenica 9 febbraio, dovranno esprimersi gli svizzeri in un referendum che riguarda anche temi legati all’immigrazione, al trasporto ferroviario e all’embrioriduzione, cioè la riduzione del numero di embrioni ottenuti mediante fecondazione in vitro e successivamente impiantati nell’utero.
SONDAGGI, VINCE IL “NO”. I sondaggi non sorridono ai promotori dell’iniziativa e gli svizzeri favorevoli al mantenimento della copertura sanitaria obbligatoria si aggirano intorno al 60 per cento. I promotori del referendum affermano che l’intenzione non è quella di mettere in discussione la possibilità di abortire, ma il fatto che la pratica sia finanziata dallo Stato anche con i soldi di chi è contrario. «L’aborto non è una malattia», affermano il partito popolare svizzero, il partito evangelico svizzero e i popolari democratici.
ALTA LA VENDITA DI PILLOLE. La campagna per il “no” fa leva sul fatto che la nuova proposta rappresenta una minaccia ai «diritti fondamentali» della donna, che come sancisce l’Oms deve poter beneficiare del miglior stato di salute possibile. L’aborto in Svizzera è legale dal 2002 e fu introdotto proprio tramite referendum con il favore di oltre il 70 per cento dei votanti. Nel 2010 si sono verificati nel paese 11.092 interruzioni di gravidanza.