Svezia. La stagione dell’accoglienza è finita

Di Redazione
14 Luglio 2017
Diecimila persone all'anno si vedono respingere le richieste di asilo e scappano per vivere illegalmente nel paese, danneggiando economia e immigrati regolari. «Ci attende un lavoro illimitato»
epa05087461 Security staff check IDs at Kastrups train station outside Copenhagen, Denmark, 04 January 2015. Identity checks went into effect for travellers from Denmark to Sweden as part of measures to reduce the flow of migrants into Sweden. Passengers boarding trains, ferries or buses bound for Sweden have to show a passport or other form of valid ID card to be allowed onboard under the new rules. Transport companies are responsible for conducting the checks. Danish train operator DSB said it has set up 34 check points at the Kastrup train station that serves Copenhagen Airport, and is the last train stop before the Swedish border. EPA/NILS MEILVANG DENMARK OUT

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La luna di miele tra Svezia e accoglienza è finita da mesi. Dopo che ad aprile un immigrato irregolare, Rakhmat Akilov, al quale era stato rifiutato il diritto di asilo, ha investito uccidendole cinque persone a Stoccolma, il governo ha aumentato controlli e respingimenti.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]«LAVORO ILLIMITATO». «Il lavoro che ci attende è illimitato», ha dichiarato all’agenzia Reuters Jerk Wiberg, a capo dell’unità di polizia incaricata di controllare i confini. L’ufficiale sul campo da 22 anni ha condotto a maggio il più grande raid mai fatto per arrestare in un cantiere decine di immigrati irregolari. Nove sono stati portati in un centro detentivo, altri 40 sono riusciti a scappare.
Secondo l’ufficio governativo che si occupa dell’immigrazione, almeno 10 mila richiedenti asilo ogni anno scelgono di scappare e di nascondersi nel paese quando le loro pratiche vengono respinte, invece di accettare il respingimento. Altre volte sono i paesi di origine che, in assenza di documenti validi che provino la reale provenienza, rifiutano la deportazione.

LAVORO NERO. Già 50 mila irregolari lavorano nel settore alberghiero, nei trasporti, ristoranti o cantieri. Secondo il ministro per l’Immigrazione, Morgan Johansson, «ormai si è creato un secondo mercato del lavoro, occupato da persone che non potrebbero vivere in Svezia. Per loro aumenta il rischio di essere sfruttati. Non possiamo andare avanti così». Secondo Stoccolma, sono molti gli imprenditori che accettano di sfruttare in nero queste persone, mettendo a rischio il modello economico svedese.

MENO ACCOGLIENZA. Fino a pochi anni fa la Svezia si considerava una “superpotenza umanitaria”, ma ora il 52 per cento dei suoi 10 milioni di abitanti, secondo un sondaggio condotto quest’anno dall’università di Göteborg, è favorevole ad accogliere un numero sempre minore di migranti. Appena due anni fa, solo il 40 per cento era favorevole a diminuire le quote di rifugiati da accogliere. Davanti a questi numeri, anche il partito socialdemocratico da sempre favorevole all’accoglienza ha dovuto cambiare rotta. Nonostante l’aumento dei controlli, però, la polizia è riuscita a respingere tra gennaio e aprile solo 600 persone, un terzo in meno rispetto all’anno scorso. Spesso anche gli immigrati irregolari che vengono presi, sono rilasciati perché nei centri di detenzione non ci sono posti liberi. Per migliorare l’efficienza del sistema, solo quest’anno Stoccolma ha messo a disposizione della polizia una somma aggiuntiva al normale budget pari a 95 milioni di dollari.

IMMIGRATI REGOLARI DANNEGGIATI. Nel 2016 le autorità hanno condotto 1.100 controlli a sorpresa in altrettante aziende, triplicando gli interventi rispetto al 2015, che hanno portato all’arresto di 232 immigrati illegali. Per il 2017, ci si aspetta un ulteriore aumento. Nel 2016, 20 mila richiedenti asilo hanno lasciato la Svezia perché le loro pratiche sono state respinte. La maggior parte di loro, però, ha accettato di lasciare il paese volontariamente. Chi scappa invece riesce facilmente a nascondersi, danneggiando anche la vita degli immigrati regolari. «A maggio sono stato incarcerato anch’io nonostante avessi tutti i documenti a posto», racconta a Reuters Quintero, originario del Nicaragua. «La polizia si è scusata per l’errore ma l’impresa dove lavoravo ha perso la commissione e sono stato licenziato. Ora non so più dove trovare lavoro. Prima la tolleranza verso gli immigrati era elevata. Ora le cose stanno cambiando».

Foto Ansa

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