Il 18 aprile scorso la Congregazione per la dottrina della fede, in seguito a un’inchiesta ordinata da Benedetto XVI nel 2008, aveva commissariato la Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), che riunisce circa l’80 per cento delle religiose degli Stati Uniti, per «le posizioni radicalmente femministe incompatibili con la fede» e per essersi «allontanata dal centro cristologico fondamentale e dal focus della consacrazione religiosa».
L’indagine aveva portato alla luce documenti a favore dell’aborto e della contraccezione. E parlava di una vita sacramentale e liturgica marginale, quando non addirittura messa in discussione. Finora la Lcwr aveva risposto al giudizio con un documento in cui si sottolineava che le accuse erano prive di fondamento e pericolose per la missione delle suore. Ora, però, si è spinta più in là. Rompendo il silenzio tramite un’intervista rilasciata alla National Public Radio americana, la sua presidentessa, Pat Farrell (in foto), ha accusato la Chiesa di rigidità e insensibilità, sottolineando che «a volte non c’è una così netta differenza tra nero e bianco, ma le situazioni sono più complesse da districare e cambiano sotto i nostri occhi». Per questo, secondo la Farrell, «occorrerebbe rivisitare l’insegnamento e l’interpretazione della dottrina che non può rimanere statica». Non cose di poco conto, in verità, visto che la Lcwr è arrivata a mettere in discussione l’Eucarestia, la Trinità, la sacralità della vita e la differenza sessuale.
Le Farrell ha poi accusato la Chiesa di «chiusura» e dell’incapacità di contribuire a «un clima di sincerità e rispetto», dato che «la Congregazione vaticana va in tutt’altra direzione». Non solo, secondo la donna, la gerarchia sarebbe incapace di comprendere i problemi, non avendo «il compito di passare le sue giornate fra i senza tetto, ma le religiose sì». E ancora: «Come religiose siamo quotidianamente a contatto con le donne che vivono anche ai margini della società e le loro vite sono assai più complicate di quanto si possa immaginare. La nostra missione è quella di porci al fianco dei più poveri, ma le loro questioni, come tutte le realtà umane, sono molto meno bianco/nero di certa teoria».
Insomma, davanti al dramma della fame, della povertà e della malattia, citato dalla suora nell’intervista, l’azione politica conterebbe di più dell’azione salvifica: «Sostenere la vita tutta significa occuparsi di coloro che stanno ai margini della società», mentre quella della Chiesa «ci sembra una questione di essere pro-feto, invece che pro-life. La Chiesa parla a favore del feto, e tace su altre questioni». Le parole della Farrel sembrano così confermare le accuse rivolte alla Lwcr dalla Conferenza per la dottrina della fede che parlava di «posizioni radicalmente femministe incompatibili con la fede», tipiche del socialismo di stampo progressista, per cui la felicità dell’uomo sta nella sua evoluzione materiale più che nella persona di Cristo.