Gli studenti italiani preferiscono la scuola in presenza. Lo ha certificato un’indagine dell’Istat secondo cui quasi 7 ragazzi su 10 hanno mostrato di non avere un buon ricordo della didattica a distanza e di preferire le lezioni in presenza con compagni e insegnanti.
Quel che un po’ tutti intuivano dopo i lunghi mesi di scuola a singhiozzo, ora è confermato dal rapporto dell’Istituto di statistica “I ragazzi e la pandemia: vita quotidiana a distanza”. Un rapporto importante, bastato su un campione significativo: 41 mila studenti (30 mila italiani e 11 mila stranieri). Gli intervistati hanno frequentato le scuole medie e superiori di tutta Italia nell’anno scolastico 2020/2021.
Tre conclusioni
Le conclusioni cui giunge il Rapporto, sintetizza l’Istat, sono tre:
- «Il distanziamento sociale ha causato un crollo nella frequentazione degli amici (diminuita per il 50,5% degli alunni) e un aumento del ricorso a chat e social media per comunicare (aumentato per il 69,5% dei ragazzi)».
- «Una quota non trascurabile di alunni segnala anche un peggioramento della situazione economica della famiglia (29,4%)».
- «I ragazzi stranieri hanno sperimentato maggiori difficoltà di accesso alla Dad e più spesso segnalano un peggioramento delle condizioni economiche familiari».
Difficoltà tecnologiche
La ricerca mette in luce alcune problematiche relative agli strumenti per poter partecipare alla Dad. C’è una differenza geografica (il solito divario tra il Nord e il Sud del Paese) e di nazionalità. Nel senso che l’Istat mostra che gli studenti stranieri hanno incontrato più difficoltà avendo a disposizione solo il cellulare e non un personal computer.
Anche la connessione a Internet ha causato problemi: «Il 50,9% dichiara problemi contro il 43,3% che afferma di averne una ottima». Anche in questo caso ad aver maggiori difficoltà sono stati i ragazzi non italiani (molti segnalano il problema molto concreto di aver dovuto dividere la stanza con altri fratelli anche loro impegnati in Dad).
Rapporti virtuali
Come si diceva, il 67,7% degli studenti preferisce la didattica in presenza, il 20,4% ritiene uguali le due tipologie e solo l’11,9% predilige la didattica a distanza. L’86,7% dei ragazzi italiani e il 79,8% dei coetanei stranieri ha sentito la mancanza dei compagni (lo stesso sentimento nei confronti dei professori è del 70,0% fra gli italiani e il 65,4% fra gli stranieri).
L’impossibilità di vedere gli amici o di frequentare attività sportive ha fatto aumentare a dismisura i “contatti virtuali”. Secondo l’Istat «rispetto a prima della pandemia, l’utilizzo delle chat/social network è aumentato per il 69,9% degli alunni italiani e per il 64,1% degli stranieri. I ragazzi stranieri hanno quindi compensato un po’ meno con telefonate/video chiamate e chat/social network il distanziamento fisico dagli amici. Anche le chiamate telefoniche e le videochiamate sono notevolmente aumentate con il distanziamento sociale. La loro frequenza è aumentata per il 65,7% dei ragazzi italiani e per il 53,3% per gli stranieri».
Cosa dicono i presidi
Una parte del Rapporto è dedicata a registrare le opinioni dei dirigenti scolastici. La maggior parte ritiene che «lo “shock” nella vita scolastica e quotidiana dei ragazzi a seguito della pandemia abbia penalizzato l’apprendimento, ma solo di alcuni studenti (63,4%), il 29,8% ritiene che tutti gli studenti siano stati penalizzati e solo il 6,7% pensa che la pandemia non abbia avuto effetti negativi sull’apprendimento».
Il giudizio dei presidi sulla Dad non è del tutto positivo e si dividono a metà (45,2% contro 44,4%) quando devono dire se con la Dad gli studenti si siano impegnati di più o di meno a scula.
Il dato più significativo riguarda il futuro: solo «il 31,5% dei dirigenti vorrebbe che anche dopo la pandemia parte della didattica si svolgesse a distanza». Con una significativa differenza tra i dirigenti delle scuole superiori (41,4% di pareri positivi) e il 22,9% dei dirigenti delle scuole secondarie di primo grado.
Foto Ansa