Un gruppo di cinque donne sieropositive ha denunciato il governo del Kenya per averle sterilizzate a loro insaputa presso strutture pubbliche dove operavano le ong Medici senza frontiere e Marie Stopes International. Il loro caso si aggiunge così a quello che vede coinvolta la Chiesa keniota e i medici cattolici, che hanno accusato governo, Oms e Unicef di voler sterilizzare le donne più povere del paese tramite un programma di vaccinazione antitetanica.
«NON COINVOLTA». Benta Agola, intervistata dalla Bbc, ricorda ancora quando scoprì di aver contratto l’Hiv: «Non fu semplice ma il dottore mi disse che qualunque cosa fosse accaduta, [mio figlio] avrebbe potuto curarsi, prendere le medicine e sopravvivere». A tre anni il piccolo risultò negativo al test. Dopo aver scoperto che i figli delle donne con Hiv possono nascere sani, o guarire se curati sin da piccoli, Angolo ebbe altri due bambini ma al sesto parto «i medici decisero che era il tempo di dire basta» e le legarono le tube. La donna fu sterilizzata a sua insaputa: «I medici parlarono fra loro… io non venni coinvolta… io avevo sei figli ma le altre donne, mi domando?».
DOPO IL PRIMO FIGLIO. È proprio il caso di un’altra delle cinque donne, Teresia Otieno, che ha dichiarato sempre alla Bbc: «Sono arrivata in ospedale per operarmi e partorire il mio primo figlio [con parto cesareo]. Quando sono uscita dalla sala operatoria il dottore mi ha detto che ero stata sterilizzata».
POVERI SENZA DIRITTI. Allan Maleche, avvocato delle cinque donne, ha spiegato al Guardian che in alcuni casi le pazienti vengono anche ricattate e minacciate con il taglio dei sussidi alimentari o del latte per i bambini. Già nel 2012, un importante rapporto stilato da African Gender & Media Initiative ha denunciato le stesse pratiche attraverso la testimonianza di 40 donne sieropositive, sterilizzate a loro insaputa o con la forza dai primi anni Novanta fino al 2010. Fra loro c’è Selina, abbandonata a 23 anni dal marito perché non più fertile: «La sterilizzazione mi ha rovinato la vita», spiega.
Anche Lucy nel 1996 è stata abbandonata dal marito alla stessa età: «È davvero doloroso perché ho visto donne positive al test dell’Hiv con bambini sani». Peris invece ricorda quando nel 2002 «un medico bianco» la operò e le disse che era stata salvata da una gravidanza extrauterina. La mattina dopo la donna sentì i medici dire che era stata sterilizzata. A quel tempo Peris non conosceva i suoi diritti e non replicò nulla. Perché è noto, «nelle strutture sanitarie rurali della zona i medici sanno che le donne più povere, come me, non hanno diritti».
IL PRECEDENTE. Nonostante i precedenti, il governo keniota non ha risposto alle nuove accuse. Medici senza frontiere e Marie Stopes International invece, che non sono stati accusati di sterilizzare direttamente le donne ma di indirizzarle negli ospedali dove poi la sterilizzazione è avvenuta, hanno dichiarato che «se i fatti saranno provati, sono completamente contrari ai nostri princìpi di volontariato, scelta e consenso informato».
Come riportato sempre dalla Bbc, nel 2012 anche in Namibia alcuni operatori sanitari furono coinvolti in uno scandalo identico negando ogni responsabilità. Il tribunale accertò che tre donne affette da Hiv erano state sterilizzate senza il loro consenso dopo aver scelto il parto cesareo per ridurre i rischi di passare il virus ai figli.