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Stamina, l’Aifa: «I pazienti morti dimostrano che non c’erano adeguati monitoraggi dopo le infusioni»

Durissima denuncia dell'Agenzia del farmaco in commissione Sanità al Senato: «Questa non è una guerra tra poteri, ci sono solo "sciacalli" che hanno usato le strategie del marketing diretto per un business sulle terapie»

Chiara Rizzo
06/02/2014 - 18:51
Interni
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Una nuova bufera si abbatte su Stamina, dopo la notizia della cancellazione dal registro delle onlus della Fondazione a causa di irregolarità. Oggi è l’Aifa a rilasciare dichiarazioni inquietanti sul metodo delle staminali di Davide Vannoni. Anche se ancora sono in corso indagini per valutare un nesso di causalità tra la morte di alcuni pazienti e le iniezioni di staminali, l’Aifa sostiene che «Le morti dimostrano però, in modo eclatante, che i pazienti trattati non erano adeguatamente monitorati e questo è grave». Lo ha dichiarato il direttore generale dell’Agenzia del farmaco, Luca Pani nel corso dell’audizione conoscitiva in commissione Sanità al Senato.

«NESSUN MONITORAGGIO DEI PAZIENTI». Pani ha puntato il dito proprio rispetto ai casi di «Pazienti che hanno avuto importanti eventi avversi dopo un trattamento, che non può chiamarsi neanche “sperimentale”. Dovevano essere immediatamente monitorati, ricoverati e sottoposti a riscontro diagnostico. Non ci risulta che ciò sia avvenuto». Anzi, fatto altrettanto grave, «Niente della procedura seguita poi a Brescia (presso gli Spedali civili, ndr.) configura una sperimentazione o neppure un trattamento medico, che impone anamnesi, visite, monitoraggi, follow-up e test di laboratorio. Ci sentiamo di confermare il sospetto di alcuni senatori, che Brescia possa essere stata usata per “infondere” il metodo Stamina, una struttura pubblica sfruttata da individui non autorizzati per pratiche non autorizzate».

«USATO MARKETING DIRETTO». Una parte della denuncia durissima di Pani per l’Aifa riguarda il caso mediatico montato intorno a Stamina, e che secondo Pani farebbe parte integrante di una strategia di Vannoni. «Si è creato ad hoc il caso per coprire e camuffare una serie impressionante di gravissime violazioni delle norme nazionali ed europee. Quando ci si trova in casi del genere, gli esperti di comunicazione suggeriscono di utilizzare il cosiddetto marketing diretto, che impiega i media classici e web per paragonare opinionisti tuttologi al parere di medici veri. Questo è esattamente ciò a cui si assiste; questo è il compito pianificato di trasmissioni televisive e dell’abuso di sentimenti e dei malati. Il marketing diretto manda avanti i pazienti e la loro sofferenza, li mette in piazza e lì li lascia fino a quando su quella disperazione non si possono ottenere dei risultati che, invece, applicando le regole di tutela e sicurezza, sviluppate in oltre 150 anni, non si otterrebbero mai».

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«QUESTA NON È UNA GUERRA TRA POTERI». Pani ha anticipato le accuse che Stamina muoverà alle sue parole: «Stamina dichiara di essere un movimento politico anti-regolatorio che si prefigge di ‘ridimensionare i poteri’ dell’agenzia che dirigo, per fare in modo che entrino sul mercato farmaci inefficaci e dannosi». Poi però ha chiarito: «Qui non si tratta di una guerra di poteri, tutt’altro. Davanti a noi c’è la prospettiva che tutti i farmaci che non raggiungono il mercato perché inutili o dannosi siano invece liberamente venduti a malati fatti vittima di speculazione commerciale. Questo metterà fine alla medicina come l’abbiamo conosciuta e al sistema sanitario nazionale che permette agli italiani di curarsi, per permettere a un piccolo gruppo di sciacalli di arricchirsi sulla pelle dei cittadini». Pani ha anche lanciato un appello al Senato: «Il Parlamento sovrano dovrebbe prendere le distanze dal business delle pseudo terapie, non solo mettendo la parola fine al caso Stamina, ma evitando altri scenari simili che non sono degni del Paese».

LE SENTENZE ILLOGICHE. Una durissima critica del dg dell’Aifa è stata mossa anche ai vari tribunali (soprattutto giudici del lavoro) che si sono occupati di Stamina autorizzando le cure per alcuni pazienti. Pani ha spiegato che per l’Aifa «da un punto di vista medico-scientifico e regolatorio il caso Stamina è chiuso dal maggio 2012, da quella ordinanza dell’Aifa che nessuno Tar ha mai giudicato illegittima». Perciò «non si capisce in base a quale logica siano state emesse dai giudici le sentenze di autorizzazione alle cure. Ci sono stati giudici che hanno accolto ricorsi affermando che andava tutelato il diritto alla salute e alla libertà di scelta. Altri giudici invece non hanno riconosciuto il trattamento con il metodo Stamina, in quanto carente dei requisiti previsti dalla normativa vigente, altri ancora lo hanno negato in quanto si sarebbe dovuto attendere l’esito della sperimentazione».

«MAI AUTORIZZATO GLI SPEDALI CIVILI». Pani ha puntualizzato che «nessuna autorizzazione Aifa» è stata data a Brescia, «tanto meno al metodo Stamina». Pani ha denunciato «Nella deliberazione del 9 giugno 2011, con cui gli Spedali di Brescia decidono di sottoscrivere l’accordo di collaborazione con la Stamina Foundation onlus, vi è dichiarato che tale fondazione è “soggetto qualificato e in possesso di idonea metodica per il trattamento di cellule mesenchimali staminali”. Non è dato comprendere come gli Spedali di Brescia siano giunti a tale affermazione».

Tags: aifaBeatrice Lorenzincellule staminalidavide vannoniLuca Paninasstamina
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