
Spread, quattro cose elementari che nessuno dice
Lo scorso 14 novembre il prof. Alberto Quadrio Curzio dichiarava a tempi.it: «Mi auguro che pian piano lo spread rientri sotto i 300 punti base, ma ci vorrà un po’ di tempo» (leggi l’intervista). Il momento è arrivato, infatti il differenziale tra Bund decennale e Btp è sceso sotto quota 300 nel tentativo di agganciare la soglia di tranquillità verso i 200 punti base. Ieri la Bce ha fatto sapere che, grazie all’operato dell’esecutivo Monti, l’Italia ha registrato il maggiore calo dello spread nell’Eurozona: una flessione di 166 punti base che riporta ad agosto i valori dei rendimenti sui Btp.
Perché lo spread ha assunto una così elevata significatività nei contesti finanziari? Il differenziale misura la distanza tra due economie e restituisce un’informazione sulla stabilità di una nazione nei confronti dell’altra. Non riguarda due valore assoluti, ma grandezze variabili nel tempo il cui criterio di correlazione risiede nella capacità di generare sicurezza per gli investitori, nella considerazione dei fondamentali economici e delle previsioni di crescita di una nazione. La distanza con la Germania indica il livello di rischio dell’Italia nei confronti di un paese ritenuto il punto di riferimento dell’Euro. Paradossalmente, se la Germania cominciasse a destare sospetti di affidabilità, lo spread si abbasserebbe non per la bravura degli italiani, ma per un declassamento dell’economia tedesca.
Bisogna oltremodo distinguere le diverse modalità di acquisto dei titoli di stato: la prima da compiersi al momento dell’emissione attraverso la partecipazione alle aste del Tesoro (meccanismo d’asta marginale); la seconda nel mercato secondario. Quest’ultimo è il luogo dove avvengono gli scambi di titoli già emessi. La definizione del costo dei rendimenti per il dipartimento del Tesoro avviene in fase di collocamento, nel secondario vengono fissati i prezzi negli scambi tra i privati.
Il prof. Quadrio Curzio, nell’intervista appena citata aveva inoltre dichiarato che i conti italiani erano in ordine. Cosa è cambiato da quel 14 novembre? In primo luogo gli attori della politica. Il governo Monti sta portando a compimento alcune riforme scritte in parte dai ministri che sedevano fino al 12 novembre nelle poltrone di Passera, Fornero &Co. La differenza più rilevante rispetto all’esecutivo precedente è in Parlamento, perché dai numeri “risicati” di Silvio Berlusconi si è passati ad un consenso quasi plebiscitario per Mario Monti. Il professore bocconiano si è così trovato in una strada in discesa perché ha potuto portare a compimento riforme già pronte (o quasi) e godere dell’appoggio di quasi tutto il Parlamento. Esito? Gli spread si sono abbassati e i giornali (non economici) sono passati dall’inserire la parola spread in prima pagina alla semplice menzione negli articoli delle sezioni economiche.
Twitter: @giardser
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