
In Spagna la monarchia è come l’economia: in crisi profonda
Che succede alla monarchia spagnola? Come nella più classica saga del ciclo di Artù, come nella Terra desolata di T.S. Eliot, alla malattia del re corrisponde la sofferenza del suo regno. Con l’incidente di caccia che gli ha causato la frattura del collo del femore in tre punti e la necessità di intervenire con una protesi, Juan Carlos I di Borbone sembra avere definitivamente indossato i panni del Re pescatore, le cui menomazioni si riflettono nell’infertilità e nelle pestilenze che colpiscono le sue terre e i suoi sudditi. Quello del 14 aprile è stato il terzo intervento chirurgico in meno di due anni a cui il monarca si è dovuto sottoporre: nel maggio 2010 gli era stato estirpato un tumore benigno al polmone destro, poi nel giugno dello scorso anno era stata necessaria una protesi al ginocchio destro; in anestesia locale è stato necessario un altro intervento all’inizio di settembre 2011, quando è stato riparato il tendine di Achille del piede sinistro che si è rotto in agosto. Gli appuntamenti di Juan Carlos col chirurgo sembrano coincidere con la discesa della Spagna nella sua crisi economica più severa dai tempi della transizione democratica (1978): proprio nel maggio 2010 Zapatero aveva dovuto annunciare tagli per 15 miliardi di euro, invece l’ultimo infortunio è intervenuto al termine di una settimana iniziata con una debacle dei titoli decennali del debito spagnolo, il cui tasso di interesse è arrivato a sfiorare il 6 per cento.
La stampa e l’opinione pubblica spagnole sono sempre state molto indulgenti con la famiglia reale, ma dopo quest’ultimo incidente la riserva di benevolenza pare prossima all’esaurimento. Anche perché arriva al culmine di un periodo particolarmente sfortunato, che ha visto scoppiare nel novembre scorso lo scandalo del genero del re Iñaki Urdangarín, duca di Majorca, accusato di aver sottratto milioni di euro all’ente no profit di cui era responsabile, mentre settimana scorsa si è registrato il ferimento di Felipe Juan Froilan, un nipote tredicenne del re che maneggiava un’arma da fuoco. I partiti maggiori (Pp e Psoe) non commentano l’ultimo incidente della serie, ma le forze di estrema sinistra e del nazionalismo regionale basco e catalano hanno colto la palla al balzo per accusare il re di insensibilità nei confronti delle difficoltà economiche che vivono milioni di spagnoli e delle specie animali a rischio di estinzione. Juan Carlos, infatti, si è fratturato il bacino in tre punti per una caduta avvenuta nel corso di una battuta di caccia all’elefante in Botswana, uno dei pochi paesi africani che ancora consente l’abbattimento legale dei suoi pachidermi, ma il safari costa salato: 44 mila euro tutto compreso.
Il gradimento della monarchia è sceso sotto la sufficienza per la prima volta da quando esistono sondaggi su questo tema (1994) nell’ottobre scorso, secondo il Centro de Investigaciones Sociologicas. Un segnale di allarme molto forte, perché la monarchia spagnola, restaurata alla caduta del franchismo come garanzia per la transizione, si fonda più di altre sul consenso popolare. La Costituzione all’articolo 56 comma 3 enuncia che «la persona del Re è inviolabile e non è soggetta a responsabilità legale», mentre gli articoli 490 e 491 del Codice penale configurano il reato di lesa maestà e puniscono calunnie e ingiurie ai danni della famiglia reale. Tuttavia fino ad oggi a proteggere i Borboni dagli strali delle critiche è stata soprattutto l’autocensura dei media e il sostegno costante da parte dei maggiori partiti politici. Mentre nel Regno Unito splendori e miserie dei Tudor fanno la fortuna della stampa rosa e scandalistica, in Spagna gli equivalenti non trattano mai meno che rispettosamente i reali. Nessun adulterio di Juan Carlos è mai venuto alla luce attraverso la stampa del suo paese, e le notizie relative a figlie nate fuori dal matrimonio sono sempre apparse sulla stampa estera prima che su quella nazionale. Questo trattamento di favore è figlio del realismo politico che vede nel re una garanzia fondamentale per l’unità della Spagna, minacciata dai nazionalismi basco e catalano, e per il mantenimento della democrazia. La flessione dei consensi coincide con la crisi economica e con una crescente sfiducia nei confronti dei partiti. Ma certamente la tradizionale passione per le armi da fuoco non aiuta i Borboni a restare in sintonia con gli spagnoli contemporanei, soprattutto quando gli incidenti incresciosi si moltiplicano. E appaiono incomprensibili alla luce di un tragico dettaglio biografico di Juan Carlos: nel 1956, quando era diciottenne, uccise il fratello 14enne Alfonso con un colpo partito accidentalmente dalla sua pistola, non si sa se durante un’esercitazione o un gioco.
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