
Spagna al voto. Tutti i sondaggi (tranne uno) danno la destra in vantaggio

Domenica la Spagna vota nelle elezioni politiche anticipate indette dal primo ministro socialista uscente Pedro Sanchez, e da lunedì 17 non è più stato possibile pubblicare nuovi sondaggi sulle intenzioni di voto dei 37 milioni e mezzo di spagnoli chiamati al voto.
Tutti i rilevamenti di tutti gli istituti che operano nel paese disegnano lo stesso quadro generale: il Partito Popolare (Pp) torna ad essere il partito più votato dagli spagnoli, il Partito socialista (Psoe) tiene, ma la somma dei suoi seggi con quelli dell’estrema sinistra rappresentata da Sumar (che ha preso il posto di Unidas Podemos) non gli permettono di tornare a governare come è accaduto negli ultimi quattro anni, mentre la somma dei deputati del Pp e della destra radicale di Vox supera probabilmente (però non c’è certezza) la maggioranza assoluta, che è di 176 seggi.
Il risultato del Partito Popolare è stimato fra il 34 e il 37 per cento dei voti, quello del Partito Socialista fra il 27 e il 28,5 per cento, mentre Vox e Sumar si contendono il terzo posto dentro a una forchetta che va dall’11 al 13 per cento dei voti. Tutti la vedono così tranne un istituto, il Cis, Centro de Investigaciones Sociológicas, che nella sua ultima “Encuesta Flash”, pubblicata il 17 luglio, attribuisce la vittoria al Psoe col 32,2 per cento dei voti e relega il Pp al secondo posto col 30,8 per cento; la terza piazza sarebbe appannaggio di Sumar col 14,9 per cento delle preferenze, che staccherebbe Vox ferma all’11,8 per cento. Ci sarebbe dunque la concreta possibilità di una riedizione del governo Sanchez, esclusa da tutti gli altri istituti.
Cosa è il Cis e chi lo guida
Andare controcorrente rispetto alle rilevazioni di tutti gli altri non è l’unica peculiarità del Cis. Ce ne sono almeno altre due. La prima è che si tratta dell’unico istituto di sondaggi di proprietà pubblica: è stato fondato in epoca franchista nel 1963 col nome di Instituto de la Opinión Pública, poi con l’avvento della democrazia ha assunto il nome attuale dal 1977. Dipende direttamente dal ministero della Presidenza, che dopo l’ascesa al potere di Pedro Sanchez nel 2018 è diventato ministero della Presidenza, dei rapporti con le Cortes e della Memoria democratica.
La seconda peculiarità è che il suo attuale direttore, il sociologo José Félix Tezanos, era responsabile dell’ufficio Studi e Programma del Psoe prima di essere nominato a capo dell’istituto. Dalla carica di partito si è dimesso al momento della nomina al Cis, ma non si è dimesso dal Psoe, partito al quale è iscritto da cinquant’anni a questa parte. Dettagli che forse spiegano perché, per tutta la durata della campagna elettorale, l’unico istituto che ha pubblicato sondaggi favorevoli al Partito Socialista e alla maggioranza di governo uscente sia stato il Cis.
Le performance del Cis non sono state per nulla apprezzate dai simpatizzanti dei partiti di opposizione e dalla stampa a loro più vicina. Si legge su ABC del 14 luglio, qualche pagina prima della pubblicazione di un sondaggio targato Gad3 (una società di comunicazione madrilena) che dà il Pp al 36,8 per cento e il Psoe al 28,5: «Ieri il Cis è tornato a situare il Psoe davanti al Pp nelle intenzioni di voto in vista del 23 luglio. Impervio allo scoraggiamento, e fedele a questa cucina che tanti errori ha offerto a tutta la cittadinanza, che paga i costi del Cis, Tezanos si lancia in picchiata con un sondaggio che non solo non tiene conto del faccia a faccia televisivo fra Sanchez e Feijoo (il leader del Pp – ndt), ma che è stato condotto prima che iniziasse la campagna elettorale. Così è “questo” Cis».
Non vengo a mettere i miei Tezanos
Ancora più duro El Mundo, che in un editoriale del 14 luglio scrive: «Il discredito assoluto che ha sommerso il Centro Ricerche Sociologiche sotto la direzione di José Félix Tezanos e il suo utilizzo nella campagna elettorale dalla parte del presidente (del governo – ndt) costituiscono l’esempio più osceno dell’erosione istituzionale provocata dal governo negli ultimi cinque anni. Un organismo pubblico depositario di un prestigio scientifico raramente messo in questione si è trasformato in una fabbrica di indagini performative che avvantaggiano sistematicamente la sinistra, in aperta contraddizione con tutti gli altri sondaggi e anche il più elementare buon senso. Ieri, il Cis ha fatto un altro passo nell’affossamento della propria reputazione da quando l’ex membro dell’esecutivo del Psoe ha preso le redini dell’istituzione e ha modificato i metodi di lavoro del centro. Il suo ultimo barometro elettorale, con dati anteriori al dibattito televisivo di lunedì 10 luglio, concede una straordinaria vittoria al Psoe (31 per cento dei voti, rispetto al 29,6 per cento del Pp) e al blocco di sinistra (i Socialisti e Sumar avrebbero raggiunto il 46,5 per cento, rispetto al 41,3 del tandem Pp-Vox) nelle elezioni del 23 luglio. La previsione distorta ha fornito ancora una volta una boccata di ossigeno al Psoe, che ne aveva bisogno per proiettare l’idea che non tutto è perduto».
In un altro commento l’editorialista Rafa Latorre propone lo scioglimento puro e semplice del Cis: «Ora che il Cis di Tezanos ha certificato il vittoria di Sánchez il prossimo 23 luglio», ironizza, «è possibile parlare senza remore del prossimo governo di Feijóo, che nel suo primo Consiglio dei Ministri dovrebbe decretare lo scioglimento della Cis. Sarebbe una misura esemplare che farebbe a capire il significato del suo mandato. Il primo messaggio del successore di Sánchez dovrebbe essere: “Non vengo a mettere i miei Tezanos”. Può sembrare strano che la prima decisione del nuovo esecutivo debba essere una rinuncia, ma significherebbe che Feijóo ha compreso il messaggio delle urne e che l’abrogazione del sanchismo presenta uno scopo igienico».
Vox con Psoe
La campagna di Sánchez è stata caratterizzata, oltre a reiterate dichiarazioni di scetticismo nei riguardi dei sondaggi sfavorevoli, dal grido di allarme per il pericolo fascista rappresentato dall’eventuale ingresso nel governo di Vox, il partito della destra radicale. Pedro Almodovar e Javier Bardem hanno addirittura pubblicato un manifesto per invitare gli elettori a recarsi alle urne e votare i partiti “progressisti” proprio per contrastare il “fascismo”.
Negli stessi giorni il quotidiano ABC ha rivelato che in sei piccoli comuni (cinque dei quali si trovano nella regione di Castilla y Leon) il Psoe governa grazie ai voti o all’astensione di consiglieri di Vox. Sempre in Castilla y Leon, in altri due comuni (Casaseca de las Chanas e Domingo Perez) è Vox a governare grazie al sostegno di consiglieri socialisti. In quasi tutti questi otto casi, della convergenza Psoe-Vox ha fatto le spese il Pp, che mirava ad avere il sindaco.
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