Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Agosto 2022
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Agosto 2022
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Società

«Ma davvero sei sopravvissuto all’Hiv per morire di web?»

Siamo tutti vittime di una «epidemia di distrazione» tecnologica. Un racconto che fa pensare di Andrew Sullivan, blogger di successo che l'anno scorso si è reso conto di essersi costruito una non-vita sul web. E ha tagliato i ponti

Redazione
23/09/2016 - 3:00
Società
CondividiTwittaChattaInvia

smartphone-tavola-solitudine-shutterstock_349209962

Andrew Sullivan ha raccontato in un articolo scritto per il New York Magazine il motivo per cui l’anno scorso ha deciso di “scollegarsi” da internet, social network, smartphone e altre tecnologie tipiche della nostra «era di distrazione di massa». All’epoca la sua scelta radicale ha fatto scalpore perché Sullivan non è un qualunque ex profilo su Facebook. Giornalista inglese trapiantato negli Stati Uniti, conservatore, cattolico e omosessuale dichiarato, celebre per il suo pensiero non conformista (vedi il caso Mozilla) e anche per la sua capacità di cambiare idea, Sullivan è il simbolo del “blogger che c’è l’ha fatta”. Il suo The Dish, tuttora online ma “congelato” al 2015, è stato uno dei primi e più famosi esempi di giornalismo su web capace di stare in piedi economicamente senza l’appoggio di un editore. E questo grazie alle sottoscrizioni dei lettori ma soprattutto grazie alla totale, compulsiva dedizione di Sullivan. Solo che a un certo punto Sullivan non ce l’ha fatta più a vivere da «drogato di informazione» sotto un continuo bombardamento di notizie, chiacchiere, immagini e “contatti”.

PROVARE A MEDITARE. Nel suo articolo intitolato “I Used to Be a Human Being” (Sono stato un essere umano) Sullivan torna sulla sua drastica decisione approfondendo ragioni e pensieri già esposti ai lettori del suo blog l’anno scorso. Nel frattempo per lui c’è stata molta riflessione e perfino l’ingresso in una specie di gruppo di aiuto alla meditazione, esperienza su cui Sullivan ritorna più volte nel racconto. Il testo è molto lungo, sono 40 mila battute in inglese, ma nonostante alcuni passaggi discutibili, vale davvero la pena di prendersi il tempo necessario per leggerlo tutto. Qui ne riportiamo qualche passaggio.

LEGGI ANCHE:

Botta e risposta a colpi di velo tra influencer islamiche e cristiane

6 Agosto 2022
Joe Biden

Biden costretto a bloccare la commissione anti fake news. «Colpa delle fake news»

20 Maggio 2022

OSSESSIONE WEB. In quanto padre fondatore della “blogosfera” Sullivan sa di essere un caso estremo di dipendenza, ma fatte le debite proporzioni, ognuno può benissimo riconoscere su di sé i sintomi della patologia sociale/esistenziale da lui descritta: «l’epidemia della distrazione». «Per un decennio e mezzo – scrive Sullivan – sono stato ossessionato dal web, pubblicavo post più volte al giorno, sette giorni a settimana. (…) Ogni mattina cominciava con una full immersion nel flusso di coscienza di internet e notiziari, saltando da sito a sito, da tweet a tweet, esaminando innumerevoli immagini e video (…). A volte passavo intere settimane a raccogliere maniacalmente ogni minimo frammento di una storia in evoluzione per poterli fondere insieme in una narrazione in tempo reale. Ero in dialogo infinito con i lettori che cavillavano, elogiavano, fischiavano, correggevano. Il mio cervello non era mai stato così insistentemente occupato da così tanti argomenti diversi in maniera così pubblica per così tanto tempo».

UN FLUSSO COSTANTE. Ben presto Sullivan si è “trasferito” su un mondo parallelo. In una specie di autismo sociale che secondo l’ex blogger sta prendendo piede dappertutto. Per lui la dipendenza da informazione ha iniziato a comportare anche problemi fisici gravi. Un giorno il suo medico è arrivato a dirgli: «Ma davvero sei sopravvissuto all’Hiv per morire di web?». Le «gratificazioni» però, almeno apparentemente, erano troppe per stare a badare al prezzo pagato. Sullivan godeva di «un pubblico di 100 mila persone al giorno; un’impresa di new-media che generava davvero profitti; un flusso costante di cose con cui infastidirmi, illuminarmi o infuriarmi; una nicchia ricavata nel centro nevralgico della conversazione globale; e un modo per misurare il successo che era un bagno continuo di dopamina per l’ego scrivente. Se nell’era di internet bisognava reinventarsi come scrittori – così rassicuravo me stesso – allora io ce l’avevo già fatta. Il problema era che non ero riuscito a reinventarmi come essere umano».

UNA NON-VITA. Sullivan non riusciva più neanche a leggere un libro, a fermarsi a pensare, o semplicemente a prendersi una pausa extra dal lavoro. «Nel tempo, in questo mondo virtuale pervasivo, il clamore online continuava a crescere. Nonostante passassi ore ogni giorno da solo e in silenzio, davanti a un laptop, era come se fossi sempre immerso in una folla cacofonica di parole e immagini, suoni e idee, emozioni e invettive». Sullivan era irresistibilmente attratto in questa dimensione parallela ma a un certo punto «ho cominciato a temere che questo modo di vivere stesse diventando in realtà un modo di non-vivere». Di qui la decisione di interrompere tutto.

RIDOTTI A CONTATTI. L’articolo di Sullivan è pieno di spunti di riflessione interessanti sull’attuale tecnologia dell’informazione e della connessione, capace come nessun’altra invenzione umana precedente di «conoscere a fondo i suoi consumatori» e perciò di attrarli. «Guardatevi attorno», scrive a un certo punto. Guardate tutte quelle persone «curve sui loro telefoni mentre camminano per strada, o guidano le loro auto, o portano a spasso il cane, o giocano con i loro figli. Osservate voi stessi in fila per un caffè, o in una pausa di lavoro, o al volante, o anche solo mentre andate al bagno». I rapporti umani svaniscono. «La famiglia che mangia insieme mentre tutti sono sul loro smartphone non è davvero insieme. Sono, nella formulazione di Turkle, “da soli insieme”. Tu sei dove sta la tua attenzione. Quando guardi una partita con tuo figlio mentre scambi messaggi con un amico, non stai del tutto con tuo figlio – e lui lo sa». Continua Sullivan: «Stiamo riducendo l’ambito delle nostre interazioni anche se moltiplichiamo il numero di persone con cui interagiamo». Diventiamo gli uni per gli altri «amici di Facebook, una foto di Instagram, un messaggio di testo», nient’altro che «”contatti”, ombre efficienti di noi stessi». Perfino usare il telefono per parlarsi ci risulta scomodo: «Una telefonata potrebbe durare di più» di un messaggino, nota Sullivan. E soprattutto «potrebbe obbligarci a incontrare» un’altra persona, con tutti gli imprevisti che questo comporta.

PAURA DEL BUIO. Ma l’euforia da “like” ci ha resi più felici?, si domanda l’ex blogger di successo. «Io sospetto che ci abbia semplicemente reso meno infelici, o meglio, meno coscienti della nostra infelicità, e che i nostri telefoni siano solo un nuovo e potente tipo di antidepressivo non-farmacologico. Recentemente, in un saggio sulla contemplazione, lo scrittore cristiano Alan Jacobs ha elogiato il comico Louis C.K. per aver negato ai suoi figli lo smartphone. Ospite dello show di Conan O’Brien, C.K. ha spiegato perché: “Bisogna costruire la capacità di essere se stessi e non di fare qualcosa. È questo che ci stanno portando via i nostri telefoni”, ha detto. “Al fondo della nostra vita c’è questa cosa… questo vuoto costante… questa coscienza che niente vale e che siamo soli… Ecco perché messaggiamo mentre guidiamo… perché non vogliamo essere soli neanche per un secondo”». Purtroppo però, commenta acutamente Sullivan, «se non esiste più una notte oscura dell’anima che non sia illuminata dal baluginio di uno schermo, allora non c’è più neanche l’alba della speranza». È ancora C.K. a usare parole adatte: «Non ci si sente più del tutto tristi o del tutto felici, ci sente solo… tipo soddisfatti dei propri prodotti. E poi si muore. Ecco perché non voglio prendere un telefono per i miei figli».

LE CHIESE CHIUSE. Secondo Sullivan la responsabilità culturale della svalutazione del silenzio, della solitudine (anche dolorosa) e della meditazione intesi come luoghi di comprensione di sé, di ricerca di senso, di rapporto con le cose e con l’assoluto, è delle filosofie nemiche della religione. Ma anche «le chiese» secondo lui non sono state ancora capaci di cogliere lo stato di alienazione raggiunto dalla società. «Se le chiese arrivassero a capire che la minaccia maggiore per la fede oggi non è l’edonismo ma la distrazione, forse inizierebbero a esercitare un fascino rinnovato su una generazione digitale esausta». Peccato che invece «i leader cristiani sembrano convinti di dovere aggiungere distrazione per contrastare la distrazione. Le loro funzioni sono degenerate in spasmi emotivi, i loro ambienti invasi da luce e rumore e chiusi durante il giorno, quando l’oscurità e il silenzio al loro interno potrebbero attrarre menti e anime stremate dal web».

LA DEBOLEZZA. Purtroppo la disintossicazione non ha eliminato per sempre in Sullivan la tentazione di «fuggire dalla vita per un po’ in un gioco online dove tutti i rischi della reale interazione umana sono banditi». Al contrario, l’ex blogger alla fine dell’articolo ammette di essersi pericolosamente riavvicinato al suo vecchio mondo. Sapeva che sarebbe stato fatale per lui abbandonare il rigore di astensione e meditazione che si era imposto. Avrebbe dovuto insistere e resistere alla noia della vita offline, perché «come la Messa settimanale, è la routine che gradualmente crea uno spazio che fa respirare la vita. Ma il mondo a cui mi sono ricongiunto sembrava cospirare per portarmi via quello spazio». Sullivan ha ceduto alla tentazione. Del resto «questa nuova epidemia di distrazione è la debolezza che caratterizza la nostra civiltà».

Foto smartphone da Shutterstock

Tags: andrew sullivanInternetsocial networktecnologia
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Botta e risposta a colpi di velo tra influencer islamiche e cristiane

6 Agosto 2022
Joe Biden

Biden costretto a bloccare la commissione anti fake news. «Colpa delle fake news»

20 Maggio 2022
Musk Twitter Algoritmo

La battaglia di Musk contro i bot e l’algoritmo ideologizzato di Twitter

18 Maggio 2022
Musk Twitter

Se sei di sinistra puoi istigare alla violenza e gridare ai brogli su Twitter

13 Maggio 2022
Marc Zuckerberg

Cosa c’è dietro “l’operazione Metaverso” di Mark Zuckerberg

10 Maggio 2022
Musk Twitter

Chi non vuole che Musk vinca la sua scommessa su Twitter

28 Aprile 2022
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

Sylvie Menard eutanasia
Salute e bioetica

Non è l’eutanasia la risposta al dolore di chi è ammalato

Redazione
8 Agosto 2022

Altri video

Lettere al direttore

I giornalisti nella sede del PD prima della conferenza stampa per discutere i risultati delle amministrative a Roma, 13 giugno 2022

Volete un’indicazione di voto? Mai a sinistra

Emanuele Boffi
1 Agosto 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Quanti divi a sinistra alla ricerca (disperata) della fama perduta
    Lodovico Festa
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    Perché abbiamo bisogno di riscoprire la contemplazione
    Pippo Corigliano
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Che cosa spinge i soldati ucraini a dare la vita in guerra?
    Rodolfo Casadei
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Si torna a votare e l’urgenza è sempre “ricominciare da Uno”
    Peppino Zola
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Volete un’indicazione di voto? Mai a sinistra
    Emanuele Boffi

Foto

Lenzuola bianche stese ad asciugare al sole
Foto

Il profumo del sole

1 Agosto 2022
Ragazza in bicicletta
Foto

Esame di maturità. Un rito di passaggio

27 Giugno 2022
Egisto Corradi
Foto

La faccia più vera

26 Maggio 2022
Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Agosto 2022
    • Luglio 2022
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist