Solo un figlio sa rendere davvero adulto chi lo mette al mondo

Di Camillo Ruini
12 Marzo 2020
La riflessione del cardinale Camillo Ruini sulla crisi demografica e sul ruolo della Chiesa cattolica. Tratto dal libro intervista con Gaetano Quagliariello
Mamma con neonato

Articolo tratto dal numero di marzo 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Per gentile concessione dell’editore Rubbettino, pubblichiamo un brano del cardinale Camillo Ruini tratto dal dialogo con il senatore Gaetano Quagliariello contenuto nel volume Un’altra libertà, da poco in libreria.

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Fra i sintomi più gravi di questa deriva vi è la gelata demografica, che colpisce particolarmente il nostro Paese, detentore di un triste primato, ma anche a livello europeo è una tendenza purtroppo diffusa. Il problema, dalle conseguenze pesantissime e non rimediabili se non in un lunghissimo periodo, è incredibilmente sottovalutato.

Tra coloro che invece avvertono la gravità della nostra situazione, sono diversi i pareri riguardo alle vie per tentare di porvi rimedio: da una parte si insiste cioè sulla necessità e sull’efficacia di politiche sociali ed economiche che non penalizzino ulteriormente la gioventù e le giovani coppie, dall’altra si fa notare come il problema sia piuttosto di ordine culturale e morale. In realtà entrano in gioco qui molteplici fattori e orientamenti di vita, tutti fra loro interconnessi.

Un primo dato di cui occorre convincersi è che i figli non sono soltanto una scelta che riguarda i loro genitori, ma un bene e una necessità essenziale per l’intera società. Perciò una politica organica di sostegno effettivo alla famiglia non è solo legittima ma urgente e doverosa.

Un bene sociale

Con uguale chiarezza va detto però che in questo campo la politica e l’economia da sole non sono determinanti. Quando si tratta in concreto di mettere al mondo dei figli, gli aspetti personali e intimi e i fattori culturali hanno un peso quanto mai rilevante. Se a livello pubblico occorre convincersi che i figli sono un bene sociale, analogamente i coniugi sono chiamati a rendersi conto che generare dei figli non è per loro soltanto un diritto, ma anche un dovere di solidarietà sociale, e soprattutto è il modo di realizzare pienamente la loro vita.

È necessario pertanto un cambiamento profondo della cultura e della mentalità dominante, troppo avvezza a considerare gli interessi individuali sempre al di sopra delle esigenze della famiglia e della collettività. 

I figli certamente richiedono e assorbono molto tempo, molte risorse e molte energie. Ma è altrettanto vero che essi sono suscitatori e “moltiplicatori” di energie: sollecitano il nostro coraggio e la nostra generosità, rendono i genitori veramente adulti e capaci di affrontare la vita. Perciò operare per il rilancio demografico dell’Italia significa anche far crescere quegli atteggiamenti di fiducia, di voglia di futuro, di capacità di iniziativa e di responsabilità che sono, oggi, il più fondamentale bisogno del nostro popolo. 

La stanchezza dell’Europa

Ricordo che, riferendo alla Curia romana di un viaggio in Spagna in occasione di una Giornata mondiale per le Famiglie, Benedetto XVI raccontò di come “il problema dell’Europa, che apparentemente quasi non vuole più avere figli”, gli fosse “penetrato nell’animo”. “Per l’estraneo – aggiunse –, quest’Europa sembra essere stanca, anzi sembra volersi congedare dalla storia”.

Ratzinger individuò le motivazioni profonde di tale comportamento non solo nella ritrosia a donare il proprio tempo ai figli, e alla fine a se stessi, ma anche nella perdita di orientamento, per cui non sappiamo più quale via indicare, quali norme di vita trasmettere, e ancora più radicalmente nell’insicurezza circa il futuro, anzi circa il fatto stesso che sia “cosa buona essere uomo”. 

Perciò una risposta convincente può consistere soltanto nel ritrovamento di un senso e di una speranza che siano più forti delle nuvole che oscurano il futuro: a questo livello è chiaramente la Chiesa stessa la prima a essere chiamata in causa».

Foto Ansa

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