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Soldi/ Vegas (Consob): «Borsa tradita dagli italiani»

Banche: Vegas, informazione consumatore insoddisfacente

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«Gli italiani hanno voltato le spalle a Piazza Affari». Parole dure quelle pronunciate oggi dal presidente della Consob, Giuseppe Vegas, durante il suo ultimo discorso annuale al mercato finanziario che ha tenuto nella sede della Borsa Italiana (il suo mandato è arrivato a scadenza dopo 7 anni). Un grido di allarme: «Oggi la Borsa ha perso centralità», ha dichiarato Vegas, spiegando che «gli italiani tendono sempre di più ad allocare il proprio risparmio, oltre che nei fondi, presso conti correnti bancari o postali». E quanto si sta verificando «è un segno di ansia per il futuro», ha aggiunto.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]CROLLO DELL’AZIONARIO NEL 2007-2016
Il discorso di Vegas è un incentivo a riflettere su come nel nostro paese siano cambiate le scelte di risparmio per migliaia di famiglie. Vediamo qualche dato. Il presidente della Consob ha spiegato che tra il 2007 (anno del crac di Lehman Brothers, non è un caso che sia stato scelto proprio questo momento per datare l’inizio della crisi di fiducia verso i mercati finanziari) e il 2016, «l’incidenza dei depositi bancari e postali sulle attività finanziarie totali è passata dal 38,1 per cento al 46,8 per cento, mentre la ricchezza detenuta in azioni e titoli di debito pubblico è passata, rispettivamente, dal 10,5 per cento al 5,3 per cento e dal 13,4 per cento al 10,8 per cento». Tradotto in parole povere, le persone si sono fidate di più di prodotti postali e conti di deposito piuttosto che acquistare azioni o titoli di Stato. Sull’azionario, in modo particolare, gli investimenti dei privati si sono praticamente dimezzati nel periodo preso in considerazione. Mai prima d’ora era emersa in modo così chiaro la crisi di fiducia nei confronti della Borsa in un paese che vanta il primato mondiale della ricchezza privata delle famiglie.

CRISI DI FIDUCIA
Quello che è ancora più preoccupante è che il periodo temporale a cui fa riferimento Vegas restituisce un quadro parziale di ciò che sta accadendo poiché è proprio il 2016 l’anno in cui il rischio del così detto bail in introdotto dalle nuove normative europee è stato percepito appieno dall’opinione pubblica (con questo termine si intende quando le risorse di privati cittadini vengono utilizzate per gestire le crisi di banche di cui sono correntisti). Fino ad un certo punto, tenere i soldi in banca è stata considerata una scelta sicura. Poi sono arrivati i crac finanziari che hanno coinvolto diversi istituti di credito (Monte dei Paschi e le banche venete, solo per fare qualche esempio). Non a caso, lo stesso presidente della Consob aggiunge un’ulteriore riflessione alla sua analisi: «Al tempo stesso c’è stata una progressiva estensione delle aree di rischio, a partire dai titoli di stato e dalle obbligazioni bancarie, fino ad arrivare agli stessi depositi, che oggi, alla luce del bail in, devono essere valutati alla stregua di una qualsiasi forma di investimento». Come per dire, non è escluso che nei prossimi anni vedremo un calo anche per quelle soluzioni che fino ad oggi hanno rappresentato un’alternativa all’investimento in azioni. Insomma, la crisi di fiducia tra i risparmiatori e il settore finanziario potrebbe essere solo all’inizio. E per il futuro c’è da chiedersi che cosa farà la Borsa per recuperare il terreno perduto e come si posizioneranno le banche per riconquistare credibilità.

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@MRosariaMarche2

Foto Ansa

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