![Musk. Il figlio del secolo](https://www.tempi.it/wp-content/uploads/2025/01/Gh0OVh1WwAADBkK-345x194.jpg)
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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – «Ora basta. Dopo l’ultimo teatrino della legge elettorale dico a Berlusconi: smetti di trattare con Renzi, confrontati con noi, riscriviamo la legge elettorale e prepariamo insieme una “lista dei patrioti” che federi i nostri partiti e movimenti in nome del supremo interesse nazionale. È l’ultima chiamata per salvare il centrodestra». La mette giù in modo schietto, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e ragazza prodigio di tutte le cose che si consumano nella destra italiana. Arriva al nocciolo della questione: uniti si vince, ma, avverte, «dico “no” a qualsiasi trattativa sottobanco con il segretario del Pd». Gli abboccamenti di Renzi e Berlusconi avevano infastidito chi come la leader di Fdi si è spesa per la ricostruzione del centrodestra e ha difeso il Cavaliere quando quest’ultimo «è stato buttato fuori dalla presidenza del Consiglio perché i poteri forti di Bruxelles e Strasburgo decisero di eliminarlo».
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Lei, Giorgia, ci ha sempre creduto in un rassemblement di tutte le forze alternative a Renzi e Grillo. Considera questa la via maestra per sconfiggere la sinistra di Renzi e Pisapia, tornati a flirtare dopo mesi di dissidi e di distanze programmatiche. Ecco perché dal suo ufficio di Montecitorio, dove in ogni angolo si scorgono oggetti e giocattoli di sua figlia Ginevra, Giorgia studia le mosse del centrodestra italiano per tornare a essere maggioranza nel paese e a guidare un esecutivo. La pasionaria di Fdi è soddisfatta del primo turno delle amministrative perché, spiega, «abbiamo dimostrato che, per la linea politica e per i consensi che questa linea ottiene, non si può fare a meno di noi. E se qualcuno ancora nutriva dei dubbi sul fatto che Fratelli d’Italia è già al di sopra della soglia del 5 per cento, con queste amministrative sono stati sciolti». Un partito unico non è all’ordine del giorno. Ma una federazione sì. Monito: «Non possiamo più perdere altro tempo. Sempre che gli altri abbiano il mio stesso obiettivo: vincere e dare all’Italia un governo che la difenda».
Meloni, il centrodestra unito può tornare a essere competitivo e vincente. Però lei pone alcuni paletti. Ci spieghi meglio.
Prima cosa: se qualcuno di noi flirta con l’interlocutore principale che sta nell’altra metà campo qualcosa non funziona.
Si riferisce a Berlusconi?
Ripeto, non perdiamo altro tempo: mettiamoci a lavorare per ricostruire, studiamo insieme come sconfiggere la sinistra. Tutto il resto è noia.
Ecco, quale deve essere la strategia del centrodestra?
Nessun avversario si batte così come abbiamo fatto in questi mesi. Dobbiamo stabilire una strategia comune per mandare a casa questi governi asserviti e scrivere una storia nuova.
Escludete di riscrivere le regole del gioco, pensiamo alla legge elettorale, con il centrosinistra?
Intanto è ora che si capisca che le leggi elettorali non si fanno nell’interesse dei partiti che le scrivono, ma nell’interesse dei cittadini che votano. Mi pare non fosse chiaro quando i quattro partiti principali si sono apparecchiati a scrivere l’inciucellum, poi saltato. E comunque a qualsiasi tavolo, ammesso ci si voglia sedere, lo si deve fare come coalizione unita. Non al tavolo con il Pd, ammesso che ci si possa sedere, lo si farà ancora come coalizione unita, non singolarmente come Forza Italia, Fratelli d’Italia o Lega Nord.
Lei sta dicendo che quando si riaprirà il dossier sulla legge elettorale farete fronte comune?
Dico che è quello che farebbe chi vuole marciare compatto al di là dei proclami. Propongo di ripartire dall’Italicum perché in un sistema tripolare il proporzionale non fa l’interesse dei cittadini, ma solo quello di chi vuole dei governi servi come si sono dimostrati quelli degli ultimi quattro anni.
Qual è la vostra proposta?
Noi, come Fratelli d’Italia, abbiamo depositato una proposta che introduce il premio alla coalizione e delle soglie a scaglioni per far scattare i premi di maggioranza. Oggi l’Italicum prevede che chi si aggiudica il 40 per cento dei consensi abbia il 54 per cento dei seggi. Noi vogliamo integrare questo sistema stabilendo che chi, invece, si aggiudicasse il 37 per cento dei voti potrebbe arrivare automaticamente al 51. Sarebbe un ulteriore incentivo alle coalizioni, assieme alla possibilità che il premio possa essere attribuito sia alla lista vincente sia alle coalizioni. Poi sceglieranno i partiti come presentarsi. Questa è la nostra proposta. Gli abbiamo anche dato un nome.
Quale?
L’abbiamo ribattezzata Fratelli d’Italicum. Forza Italia e Lega ci stanno o vogliono finire con una legge elettorale riscritta dalle sentenze della Consulta?
Eppoi c’è l’eterna questione del centrodestra. Chi sarà il leader?
Noi crediamo nel progetto, prima di qualsiasi leadership. Sul tema del candidato premier bisogna solo scegliere un metodo che non sia la gara a chi si riesce a imporre agli altri per editto. Come succede da sempre nel centrodestra italiano, la leadership deve essere frutto di consenso. Non vanno bene le primarie? Stabiliamo che il leader che prenderà più preferenze sarà il premier in caso di vittoria.
È immaginabile una lista unica per l’Italia di tutto il centrodestra?
Penso che non sia facile arrivare a una lista unica e che sarebbe molto meglio lavorare con una coalizione. Ma se la legge elettorale rimane questa, possiamo davvero in ordine sparso consegnare la competizione agli altri?
Se l’accordo con Berlusconi dovesse fallire, quale sarà il suo piano B?
Se dovesse accadere sarà chiaro di chi è stata la responsabilità, e credo che gli elettori non perdoneranno chi ha creato le divisioni. Ci ricordiamo cosa è successo alle amministrative di Roma dello scorso anno? Certo, se poi Berlusconi dovesse cedere alle lusinghe del Pd e di Matteo Renzi chiederemo a chi non vuole morire renziano di aiutare Fdi a far vivere e rendere forte il centrodestra e la destra sostenendo Fratelli d’Italia. nel paese c’è una forte domanda di destra, “prima gli italiani” sarà il nostro motto.
Insieme con Salvini?
Insieme a chi ci sta.
Se dopo le urne non ci fosse una maggioranza, come vi comporterete?
Prima pensiamo alle urne, pensiamo a essere competitivi e a vincere.
Fratelli d’Italia farà un’operazione di restyling?
A novembre terremo il nostro congresso. Sarà qualcosa di innovativo. Vogliamo puntare su alcuni temi che contraddistingueranno la nostra azione politica. E su una serie di volti che lanceremo in quell’occasione. Penso a personalità del mondo accademico, a giornalisti, a uomini e donne della società civile, a giovani che si fanno valere in questi anni difficili in cui il tasso di disoccupazione è a doppia cifra.
Quali sono i temi sul quale un partito di destra deve oggi puntare?
Metteremo al centro di tutto la famiglia, la natalità, la difesa della composizione tradizionale della nostra società. In Italia non si fanno più figli, rischiamo di scomparire. Ho una serie di proposte, penso al reddito per l’infanzia, uno strumento serio per far balzare in avanti il flusso demografico e rispondere alla demagogia grillina del reddito di cittadinanza. Abbiamo lavorato a un pacchetto serio di proposte a sostegno delle famiglie e delle mamme, e per aiutare le aziende che hanno il coraggio di assumere una donna in età fertile. Lo Stato rimborsi al datore di lavoro il 100 per cento del salario nei mesi della maternità. In cambio, chiediamo che le donne – anche dopo la maternità, anche una volta che il tempo canonico del congedo parentale sarà consumato – possano usufruire, se vogliono, d’una forma di part time illimitato. Sono proposte di civiltà che dovrebbero partire da una modifica della Costituzione nel senso di rendere ancora più centrale l’importanza della famiglia».
Sul lavoro cosa proporrete?
Difenderemo il lavoro, che passa per la tutela dei nostri prodotti e inevitabilmente investe il rapporto con l’Unione Europea: un’organizzazione che si è ridotta a una serie di interessi nazionali dove l’interesse del più forte si impone su quello del più debole. Lavoriamo a una proposta di tassazione delle imprese che tenga conto della forza lavoro impiegata in rapporto al fatturato. Ci si aspetta che la destra in Italia difenda a occhi chiusi solo il lavoro pubblico? No. Non ci dimenticheremo dei liberi professionisti che sono il motore della società e sono quelli che stanno pagando di più la crisi economica.
In Francia il volto di Macron ha spazzato via la destra di Marine Le Pen. Quale sarà la ricetta della Meloni per non essere percepita come una destra lepenista?
Non mi appassiona il dibattito su chi sia il Macron italiano, e su quali siano stati gli errori di Le Pen. Diciamolo chiaramente: l’Italia è un’altra cosa. Qualcuno si è accorto del fatto che la storia italiana non è la storia francese? In Italia non esiste l’incomunicabilità fra sovranisti e centrodestra moderato. La storia italiana è quella di un populismo e di un popolarismo, se vogliamo chiamarli così per semplificare, che hanno governato assieme. Insomma, noi non siamo la Le Pen e Fillon. Noi e Berlusconi abbiamo governato per decenni assieme. Una sintesi è nel nostro dna. È possibile realizzare, anzi riconfermare, un modello italiano a cui la Francia dovrebbe guardare. Però c’è un però.
Dica.
Per me l’attuale posizione di Berlusconi all’interno del Ppe, con quei tardivi salamelecchi alla Merkel, è una cosa innaturale e incomprensibile. Tutti conoscono la storia della destituzione di Berlusconi e il ruolo che hanno giocato i leader del Ppe per farlo fuori da Palazzo Chigi.
Come intende affrontare l’onda migratoria senza precedenti?
Quando parliamo di immigrazione facciamo una grande confusione. Ogni nazione governa il flusso di immigrati in maniera tale che non sia messa in pericolo la composizione della propria società. In Italia lo strumento per farlo è stato il decreto flussi. Peccato che secondo questo decreto lo scorso anno in Italia non potesse entrare neanche un immigrato regolare, perché tutte le quote di immigrazione sono coperte da chi entra in Italia illegalmente. E ovviamente lo stato non gestendo gli ingressi rinuncia a governare l’impatto che l’immigrazione avrà sulla nostra società. Governare l’immigrazione significa scegliere chi accogliere, perché non è indifferente se da noi arriva un’immigrazione variegata nella provenienza e nella composizione oppure centinaia di migliaia di uomini soli in età da lavoro e per la quasi totalità islamici. Dire questo significa essere razzista? No, significa solo porsi il problema di preservare l’identità italiana. Oggi, purtroppo, l’Europa è una somma di egoismi nazionali in cui il più forte prevale sul più debole.
L’identità italiana passa dall’uscita dall’Europa?
Non pensiamo a un’uscita unilaterale dell’Italia da Eurolandia, ma a una proposta di scioglimento concordata e controllata della zona Euro, che valga per tutti. In tanti sanno, anche se non vogliono dirlo, che l’Euro è una moneta destinata a essere ripensata totalmente o a scomparire. Diverse banche d’affari hanno cominciato a studiare come mettersi al riparo quando l’Euro crollerà. Ecco, io dico che non devono essere solo le banche ad avere un piano e a salvarsi. Per quanto riguarda l’Unione Europea, noi come Fdi non intendiamo isolarci, ma l’Italia sembra non rendersi conto che ha la forza per imporre il superamento di questo modello fallimentare di integrazione e costruirne uno completamente nuovo, una Confederazione di nazioni libere e sovrane d’Europa che mettono a fattor comune cose serie come la politica estera e la sicurezza e non la misurazione compulsiva delle zucchine. Vogliamo ridare sovranità agli Stati, ricontrattare da zero le regole del gioco. Con l’obiettivo di competere alla pari con le macropotenze asiatiche e atlantiche. Per farlo è necessario tornare alla supremazia della politica sulla finanza: l’Europa può ancora essere il centro del mondo, ma la tecnofinanza non può essere il centro dell’Europa.
E come intende farlo?
Anch’io voglio dirmi un po’ tedesca, ma solo per le cose serie. Sa cosa ha la Germania in Costituzione? I nostri amici tedeschi hanno una gerarchia delle leggi secondo la quale la loro Costituzione viene prima delle norme europee. Così, le decisioni europee che vanno contro gli interessi della Germania sono rese inapplicabili dalla Costituzione tedesca. Importiamolo, questo modello. Io voglio che la Costituzione venga prima dei trattati europei. Quando tu hai una norma europea che va contro l’interesse nazionale, devi poter dire di no. Già questo ci permetterebbe di stare in Europa in modo completamente diverso.
Un’Europa populista?
Come può immaginare, le etichette non mi spaventano. Vengo orgogliosamente da una destra di piazza e di popolo, ma sono stata un ministro della Repubblica italiana, ho dimostrato di saper assumere responsabilità di governo. Gli odiatori, quelli che vorrebbero farci l’esame del sangue per cercare globuli neri e populisti, in fondo disprezzano il popolo italiano a tal punto che vogliono fabbricarsene uno nuovo su misura. Nasce da qui la loro aberrante legge sullo ius soli, contro la quale Fdi ha già lanciato una raccolta di firme. Se la legge fosse approvata saremmo già pronti a proporre un referendum abrogativo.
Foto Ansa
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