Siria. Rifarsi una vita a Maloula, il villaggio cristiano trasformato dai terroristi in «città fantasma»
Padre Toufik Eid è il parroco di Maloula. Dopo essere stato cacciato dai terroristi islamici insieme agli altri siriani a settembre 2013, ha potuto fare ritorno nel suo villaggio solo il 20 aprile e ha trovato «una città fantasma», piena di «rovine: una tristezza immensa». Maloula dista 56 chilometri dalla capitale Damasco ed è stata attaccata dai jihadisti il 4 settembre 2013 per un motivo «puramente ideologico», dichiara il sacerdote a SOS Chrétiens d’Orient. «Maloula non ha un interesse strategico o militare. Gli islamisti hanno chiaramente voluto distruggere questo villaggio simbolo, dove si parla ancora l’aramaico, la lingua di Cristo».
«NON CAPISCO LA FRANCIA». Come tanti siriani, anche il parroco di Maloula è deluso dall’atteggiamento dell’Occidente, che dall’inizio della guerra appoggia i ribelli: «Io non capisco la politica della Francia. È paradossale: in Mali, lottate contro gli islamisti, a casa nostra invece li armate. I siriani sono profondamente delusi ma ora vedo che iniziate a pagarne le conseguenze anche a casa vostra».
GREGGE DELLA SPERANZA. A inizio febbraio, gli abitanti di Maloula hanno ricevuto però un piccolo regalo. Il Coordinamento nazionale per la pace in Siria (che ha realizzato le foto pubblicate in questo articolo), grazie alle donazioni raccolte in Italia e in altri paesi, ha consegnato agli abitanti attraverso l’associazione Mar Sarkis 32 pecore (qui l’articolo). Per una popolazione locale che si sosteneva soprattutto con il lavoro nei campi, l’allevamento e la produzione di formaggio e yogurt, non è poco. L’associazione a cui è stato affidato il gregge distribuirà ricavati e benefici a tutti gli abitanti.
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