Siria. Cristiana stuprata, torturata e lapidata dai jihadisti

Di Leone Grotti
18 Luglio 2019
Suzan Der Kirkour, 60 anni, viveva nella provincia di Idlib, l'ultima roccaforte in Siria in mano a ribelli e terroristi islamici. La donna è stata ritrovata morta il 9 luglio con segni di tortura e lapidazione sul corpo

I jihadisti l’hanno rapita, stuprata a ripetizione, torturata per nove ore e poi lapidata. È morta così Suzan Der Kirkour, cristiana armena di 60 anni, residente nel villaggio siriano di Yacoubieh, nella provincia di Idlib. La donna è scomparsa l’8 luglio ed è stata ritrovata il giorno dopo morta da uno dei pochi sacerdoti della zona, l’ultima rimasta sotto il controllo dei terroristi islamici.

«TORTURATA E LAPIDATA A MORTE»

Come riportato da Sos Chrétiens d’Orient, Suzan proveniva da una famiglia agiata e viveva occupandosi degli uliveti di famiglia e insegnando gratuitamente l’arabo ai bambini della chiesa del villaggio di Knayeh. Preoccupato per la sua assenza, il 9 luglio il sacerdote del villaggio è andato a cercarla e l’ha trovata morta nel suo campo.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i medici hanno trovato sul suo corpo tracce di stupro e tortura: «La donna è stata torturata per circa nove ore prima di essere lapidata a morte». Gli assassini, non ancora identificati, appartengono quasi certamente alla milizia jihadista di Al-Nusra.

In una testimonianza all’Agensir, padre Hanna Jallouf, frate della Custodia di Terra Santa, raccontava l’anno scorso in mezzo a quali difficoltà vivono i cristiani del villaggio di Knayeh (così come quelli di Yacoubieh e Gidaideh, vicini al confine con la Turchia):

«Ringraziamo il Signore che siamo ancora vivi. Molti cristiani vengono rapiti, altri uccisi. Nessuno va più a lavorare i propri terreni. Dentro casa i cristiani si sentono più al sicuro. Ogni giorno vengono in chiesa almeno 50-60 persone. La domenica sono molte di più perché arrivano anche dai villaggi vicini. La vita è difficile, manca praticamente tutto: i prezzi per acquistare i beni necessari sono altissimi. Non abbiamo elettricità e acqua corrente. I miliziani di Al Nusra hanno preso le nostre terre, anche quelle dei conventi, e hanno cacciato i cristiani dalle proprie case per dare alloggio ai loro profughi e ai loro combattenti. Le nostre celebrazioni sono tollerate solo se svolte all’interno della chiesa, ma ci è vietato esporre all’esterno croci, statue dei santi, immagini sacre, suonare campane. La situazione è grave ma continuiamo a pregare e ogni giorno sentiamo la mano di Dio che veglia su di noi. Preghiamo per la pace in Siria, perché finisca questa strage inutile».

@LeoneGrotti

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