
Siria. Assad sempre più vicino a vincere la guerra

Daraa, città del sud della Siria al confine con la Giordania, considerata la “culla della rivoluzione”, è stata riconquistata dall’esercito di Bashar al-Assad. Sulla piazza davanti alla moschea Al-Omari, dove più di sette anni fa sono cominciate le prime manifestazioni di massa contro il regime, è tornata a sventolare la bandiera dello Stato siriano. I lealisti sono entrati ieri nella parte meridionale della città dopo un accordo con i ribelli dell’Esercito libero siriano mediato dai russi.
Dopo la conquista del Ghouta orientale, l’esercito ha vinto la battaglia di Daraa in sole tre settimane. Circa duemila combattenti, con le famiglie, si trovano ancora in città ma nei prossimi giorni consegneranno le armi ai russi: chi non vorrà arrendersi potrà trasferirsi nella provincia settentrionale di Idlib, dove sono già stati trasferiti altri jihadisti, oppure nella provincia di Quneitra, al confine con le Alture del Golan, dove resistono ancora alcuni gruppi jihadisti legati all’Isis.
Per non irritare Israele, all’offensiva non hanno partecipato le milizie sciite addestrare dall’Iran, che rimarranno al di fuori di una fascia cuscinetto profonda 80 chilometri, come chiesto da Tel Aviv. Ieri il premier Benjamin Netanyahu ha pronunciato parole importanti per il governo siriano: «Non abbiamo problemi con Assad», vogliamo però che l’Iran esca dalla Siria. Lunedì ci sarà l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin: i due leader parleranno anche di Siria e se l’incontro andrà bene, Assad farà altri passi importanti per la vittoria della guerra, che va avanti da ormai sette anni e ha già fatto 400 mila morti.
Foto Ansa
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