Siria. L’Arabia Saudita organizza summit per la “pace” con i terroristi

Di Leone Grotti
09 Dicembre 2015
Invitati Ahrar al-Sham ed Esercito dell'islam, che combattono per fondare uno Stato islamico. Una mossa contro Putin (ma anche Obama)
FILE - This file picture released on July 13, 2015 by the Rased News Network, a Facebook page affiliated with Islamic State militants, shows an Islamic State militant sniper in position during a battle against Syrian government forces, in Deir el-Zour province, Syria. Decades of reckless arms trading and poorly regulated arms flow into Iraq have contributed to the Islamic State group's "large and lethal arsenal" being used to commit war crimes on a massive scale in Iraq and Syria, an international rights group said Tuesday, Dec. 8. (Rased News Network via AP, File)

Oltre cento leader sunniti siriani, militari e politici, si riuniscono oggi in Arabia Saudita, a Riyad, invitati da re Salman, per «risolvere la crisi» e la guerra che va avanti da cinque anni. L’obiettivo ufficiale è quello di creare un «blocco politico» per guidare una eventuale transizione politica su cui è ancora da trovare un accordo internazionale, ma guardando la lista degli invitati si capisce che in pentola bolle molto altro.

TERRORISTI ISLAMICI. Al dialogo guidato dal ministro degli Esteri Adel al-Jubeir spiccano invitati poco inclini al dialogo, e molto al terrorismo, come i rappresentanti di Ahrar al Sham. Le milizie islamiste, che si oppongono al Califfato ma che sono favorevoli all’instaurazione di uno stato islamico governato dalla sharia, combattono nel nord della Siria e sono entrate a far parte di Jaysh al-Fatah, l’Esercito di conquista finanziato e armato da Arabia Saudita, Turchia e Qatar.

STATO ISLAMICO. L’invito di questa milizia, secondo la Stampa, non è solo un pugno nello stomaco alla Russia di Vladimir Putin, che sta cercando di sgominarla, ma anche agli Stati Uniti, visto che persino Washington non vede di buon occhio un gruppo che in molte parti del paese combatte insieme ad Al-Nusra, la fazione siriana di Al-Qaeda.
I rappresentanti di Ahrar al-Sham sono in buona compagnia, visto che al “tavolo della pace”, sederanno anche i rappresentanti dell’Esercito dell’islam, sempre finanziato dall’Arabia Saudita, presenti nelle periferie di Damasco e fautori anch’essi di uno Stato islamico. Oltre a questi gruppi fondamentalisti, sono arrivati a Riyad anche i “ribelli moderati” appoggiati dall’Occidente della Coalizione nazionale siriana, e altri gruppi considerati più o meno laici.

ESCLUSI I CURDI. Tutte le fazioni invitate da Riyad sono sunnite, come il regno saudita, segno che la pace che vuole raggiungere re Salman è più che altro una conquista settaria sunnita di un paese oggi governato dalla minoranza sciita, di cui Bashar al-Assad, alawita, è esponente.
Una conferma di questo intento viene stavolta dalla lista dei “non invitati”, cioè, a parte Al-Qaeda e Isis, i curdi. La milizia Ypg, che opera nel nord della Siria, è stata finora la più efficace nell’operazione di contrasto al Califfato. Sono loro che hanno ripreso la città di Kobane, insieme a molte altre, e che hanno strappato più territori allo Stato islamico. Interrogato sulla loro assenza, il comandante dei curdi ha dichiarato semplicemente: «Non siamo stati invitati». È chiaro che l’Arabia Saudita preferisce sostenere la Turchia, che ha sempre osteggiato le milizie curde, più che le forze che sul campo stanno davvero cercando di sconfiggere l’Isis.

FRAGILE PACE A HOMS. Si può legittimamente dubitare del «blocco politico» riunito a Riyad e della pace che cerca di ottenere. Oggi intanto gli ultimi ribelli che combattono ad Homs potranno uscire dalla città, dopo aver raggiunto un accordo con il governo siriano, che manterrà il controllo della città e permetterà gli aiuti umanitari. Alcuni ribelli si trasferiranno in altri centri controllati dai ribelli, altri resteranno a Homs e controlleranno con le armi alcune parti della città. Prima della firma dell’accordo, 35 prigionieri sono stati liberati. Un residente di Homs, dove non si sparerà più, ha dichiarato alla Bbc: «Speriamo che vada tutto bene. Cosa potremmo volere oggi più della sicurezza?».

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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15 commenti

  1. Menelik

    L’entrata in campo della Russia ha scombussolato tutto.
    I Russi fanno guerra VERA all’isis, e gli stanno dando giù di brutto.
    Adesso anche i Francesi ce l’hanno a morte con l’isis.
    A morte letteralmente.
    Semplicemente, li vogliono sterminare.
    Quelli dell’isis non hanno mai visto bombardamenti così, e Putin ha anche fatto capire che potrebbe anche farlo con l’atomica.
    Probabilmente sta bluffando, ma forse non del tutto.
    Ecco che compare l’amico dell’isis, che propone un tavolo per arrivare ad una soluzione pacifica.
    Chiaramente escludendo i Curdi.
    Vuol dire che l’isis si trova in difficoltà, e teme per la sua sopravvivenza.
    E’ il momento di andare fino in fondo.
    Solo quando l’isis sarà un incubo sepolto nel passato, si potrà affrontare una tavola rotonda sulla pace.
    Farlo prima, è solo una follia, perché si concederebbe una tregua per riordinare le file.
    L’isis va eliminato, è una condicio sine qua non.
    Non si lascia il lavoro a metà dell’opera.

  2. Filippo81

    Il discorso conclusivo è stato affidato al califfo ?

  3. Sebastiano

    Tutto questo articolone per una “rimpatriata fra compagni di merenda” mi pare eccessivo. Che ci si aspettava? I sauditi (e i loro sodali), dopo averci speso un bel po’ di quattrini a finanziare i nerobarbuti, vogliono vedere “come procedono i lavori”.

  4. Su Connottu

    Sarebbero stati più credibili se avessero organizzato un convegno sulle energie rinnovabili.

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