
Simpatiche improntitudini e Di Pietro che sta coi carcerati
«Non c’è stato un chiarimento politico o un momento di sintesi strategica. La chiarificazione è avvenuta solo attraverso accordi di potere», scrive Massimo D’Alema all’Unità. Non parla dei suoi rapporti con Romano Prodi ma della Casa delle Libertà. Simpatica improntitudine. *** «Ci sono posizioni bizzarre» scrive Giuliano Amato sull’Unità. Non parla di Willer Bordon, Cesare Salvi, Alfonso Pecoraro Scanio nel centrosinistra. Ma di Umberto Bossi nella Casa delle libertà. Risimpatica improntitudine. *** «La televisione sarà alla fine determinante? Ma il cerone copre anche il vuoto?», scrive Enzo Biagi sul CorSera. Un bell’esempio di autocritica. *** «Perché essere così sprezzanti con le repubbliche delle banane?», dice Umberto Eco alla Repubblica. Per un momento rispunta il bello spirito del fan di Franti. Poi, torna subito al suo recente triste garronismo. *** «Non vedo una strategia meditata. Garzon fa il suo mestiere», dice Manuel Vasco Montaban all’Unità. Lui non vede *** «Una frase dell’Avvocato inopportuna e non meditata fino in fondo», dice Vincenzo Visco a Repubblica sulla famosa affermazione di Gianni Agnelli. Vogliamo farlo interdire? *** «Rispetto alla liberalizzazione delle droghe leggere, penso non si possano riproporre gli stessi slogan degli anni Settanta. È cambiato il mercato mondiale», dice Francesco Rutelli al CorSera. Certo, se costano troppo non si può proprio liberalizzarle, si discriminerebbero i meno abbienti. *** «A Clinton, Arafat, ma anche ai tanti disperati in carcere», dice Antonio Di Pietro al CorSera. Spiega come ha fatto conoscere la sua terra, il Molise, a tanti. Singolare l’accenno ai carcerati. Arrestati da lui medesimo?
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!