«Siate pellegrini e non vagabondi»

Di Matteo Cantori
08 Giugno 2019
L'intervista dell'Osservatore romano a monsignor Vecerrica sul senso del pellegrinaggio Macerata-Loreto

Articolo tratto dall’Osservatore romano – Nella notte di Pentecoste si vivrà, tra Macerata e Loreto, il pellegrinaggio che dal 1978 vede l’anima e vita dell’organizzazione in monsignor Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica. Un evento che conta migliaia di presenze, provenienti da ogni angolo d’Italia e non solo, e che partirà domani sera, 8 giugno, preceduto, come hanno annunciato gli stessi organizzatori, da un messaggio di saluto del Papa. Al presule marchigiano abbiamo rivolto alcune domande sul significato dell’avvenimento.

Siamo all’edizione 41 della Macerata-Loreto e lei è l’ideatore di questa esperienza. Cosa prova di fronte a un numero così importante?

Sinceramente mi sento sorpreso. Tante, potrei dire anche tutte, le iniziative nella mia vita di prete e di vescovo si sono esaurite. Questa, del pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, no. È sempre più un’esperienza viva, attraente, coinvolgente. Allora, è segno che non è opera mia, di uomo finito. È l’opera della Madonna che tesse tutti i rapporti, chiama alla sequela di Gesù per tutto l’anno. Infatti, il pellegrinaggio è nato nel 1978 come atto di ringraziamento al Signore per l’anno scolastico. La meta, che determina il cammino, è Loreto, la casa dove è avvenuta l’Incarnazione di Dio, nel seno della Vergine Maria, che abitava in quella che noi chiamiamo Santa Casa. E io, con i miei studenti, mi sono coinvolto in questa bella storia della continuità dell’Incarnazione, che è presente tra noi. Ogni anno il pellegrinaggio è una novità che mi chiama a coinvolgere i giovani, accompagnati dagli adulti. È proprio vero ciò che scriveva san Gregorio di Nissa: «Non mancherà mai lo spazio a chi corre verso il Signore. Chi ascende non si ferma mai, va da inizio in inizio, secondo inizi che non finiscono mai». E così gustiamo la crescita di questo pellegrinaggio, che, dai primi trecento ragazzi, siamo giunti ai centomila, giovani e adulti, dell’anno scorso.

È un cammino, vero, più di una camminata?

Questo del pellegrinaggio è proprio il cammino che indica Papa Francesco ai giovani, chiamando noi adulti ad accompagnarli. Nella sua telefonata l’anno scorso il Papa ha rivolto questo invito: «Adesso voi incominciate a camminare. È un buon segnale, perché la vita è un cammino. Nella vita non si può restare fermi. E un giovane non può essere fermo, perché se un giovane è fermo, va in pensione a 20 anni. E questa è una cosa brutta. La gioventù è per giocarla, per scommettere, per andare avanti e dare dei frutti. Pensate che la vita è un cammino. Sempre avanti, cercando la felicità per noi e per gli altri. Ma pensate bene che la felicità non è una cosa che si compra al supermercato. La felicità è soltanto nell’amare e nel lasciarsi amare. Amare gli altri». Il nostro pellegrinaggio è un cammino guidato, che raccoglie tutte le dimensioni della vita: la preghiera e la catechesi, le testimonianze e i gesti liturgici, la festa e il ristoro. Il pellegrinaggio è il paradigma della vita: tutto è vissuto come apertura al mistero e come accoglienza della presenza del Signore che risponde meravigliosamente a tutte le attese della vita. Il cristianesimo è incontrare e accogliere Gesù, che è venuto sulla terra per darci la vita che non finisce e il centuplo quaggiù, come aveva detto nel Vangelo. Il ritorno continuo di giovani e adulti a questo pellegrinaggio annuale si spiega proprio per questa possibilità che viene offerta, di fare esperienza del centuplo nella vita.

È destinata ai giovani e ai meno giovani, ma sembra che sia l’élite dei giovani a venire. E i cosiddetti “giovani di strada” non sono attratti da questo cammino particolare?

Sembra, ma non è così. Al pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto vengono tutti, veramente tutti. È un’esperienza di popolo: giovani e adulti, credenti e non credenti, musulmani e di altre religioni. Nel 1994, in questo cammino notturno, intervistai una ragazza russa, che camminava con noi insieme a una squadra di pallavolo della Russia. Chiesi: «Perché sei venuta a questo pellegrinaggio?». La risposta fu: «Perché sono atea». Con mia meraviglia, ho chiesto ancora il perché e lei ha risposto parlando al microfono: «Perché voglio vedere Dio nel volto di coloro che ci credono». Ecco un altro esempio, tra i tantissimi: nel 2004 un parroco chiese ai giovani che frequentavano un locale poco buono «perché vi ho visto al pellegrinaggio e in parrocchia non venite mai?». La risposta fu: «Lì ci andiamo, perché ci sentiamo coinvolti». Il pellegrinaggio è questa possibilità, che tanti giovani cercano e per questo ci vuole tanta pazienza per accoglierli, accompagnarli e guidarli. Quante belle vocazioni sono nate in questi quarantuno anni, proprio da questo cammino: vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata, al matrimonio cristiano.

Comunque i giovani hanno bisogno di eventi, di Giornate mondiali della gioventù.

Sì, è vero. L’educazione dei giovani non è mai un fatto privato o chiuso. Ecco la necessità che la parrocchia o il gruppo ecclesiale sia aperto, che la famiglia sia aperta, che i giovani siano aperti al cristianesimo che apre al mondo, all’incontro, alla fraternità universale. Nel libro di Giorgio Paolucci Un popolo nella notte, è raccontato come questo pellegrinaggio, tanto amato da san Giovanni Paolo II, abbia aperto la strada alla nascita delle Giornate mondiali della gioventù.

È il “fenomeno Loreto” ad attrarre sulla scia della devozione dei marchigiani alla loro Madonna?

L’idea di questo pellegrinaggio è fiorita sulla scia della tradizione marchigiana, che si era quasi spenta a causa del secolarismo. Infatti, era tradizione che ogni famiglia, all’inizio o al termine di un determinato evento o di un lavoro, andasse a piedi a Loreto, per chiedere una grazia o ringraziare la Madonna. È bello quello che ha detto Papa Francesco: «Il popolo insegna ad amare Maria». Sono convinto che la famiglia e la Chiesa abbiano perso i giovani perché li hanno staccati dalla Madre. È urgente ricondurre i giovani alla Madonna. Oggi i giovani sono i nuovi poveri, che attendono da noi adulti risposte autorevoli e autentiche, che solo il cristianesimo può dare, coinvolgendoci con il mistero. La Madonna è esempio, guida e protezione per questa avventura evangelica.

Evento solo religioso o anche socio-politico?

Dall’esperienza di Comunione e Liberazione ho ricevuto la grazia di dedicarmi ai giovani, di aprire questa bella realtà del pellegrinaggio a piedi, di rendere questo cammino notturno una testimonianza aperta a tutti. Quando venne san Giovanni Paolo II al pellegrinaggio del 1993, don Giussani mi abbracciò e mi disse: «Questo volevo, una cosa di Cl aperta a tutti». Don Giussani mi ha educato all’attrattiva totale di Gesù. Sono lieto che don Carrón e tutta la realtà di Cl continuino a sostenere quest’opera di Chiesa. Sono felice, perché Papa Francesco ogni anno ci dimostra la sua benevolenza, come anche i nostri vescovi. Far crescere l’esperienza bella del cristianesimo è un dono per tutta la società. Ed è interessante come anche le autorità civili si dimostrino attente e collaborative a questo gesto di popolo che è il pellegrinaggio Macerata-Loreto. La “civiltà dell’amore” portata dal cristianesimo è fiorita nella storia anche attraverso i pellegrinaggi. Noi siamo lieti e orgogliosi che da questo nostro pellegrinaggio sono partiti tanti altri cammini. Ecco perché invito tutti a provare questo cammino notturno verso Loreto, dove Maria ha la sua Casa. Vi attendo sabato 8 giugno, alle ore 20, a Macerata. E ai giovani dico: «Siate pellegrini e non vagabondi».

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