
Sfida ai no (e Pro) global
Tra il 5 e il 9 novembre, a Firenze, si riuniranno i no-global europei; a tema la guerra nell’ambito dell’ennesima ricorrenza della liturgia antiglobalizzazione. Già il raduno del 21 settembre ha mostrato l’assoluta originalità delle ragioni cattoliche contro la guerra in Irak nel ricordo della mai superata affermazione della Populorum progressio: «Il vero nome della pace è lo sviluppo». Ora lanciamo, da questa modesta rubrica, una sfida in due prove ai no-global, soprattutto alle organizzazioni cattoliche e ai singoli cattolici che sfileranno per la pace. Prima prova: leggere, seppur tardivamente, il volume di Antonio Socci, I nuovi perseguitati, che parla dei 40 milioni di cristiani uccisi, nel secolo scorso, per la loro fede e delle persecuzioni ancora in corso. Seconda prova: nominare nelle manifestazioni una delle seguenti nazioni: Arabia Saudita, Indonesia, Sudan, Corea del Nord, Vietnam, Iran, Pakistan, Libano, Cina, Turchia… In questi Paesi e in molti altri citati nel libro di Socci, le persecuzioni o sono decise dai governi o sono tollerate o avvengono senza che i governi possano impedirle. Usualmente, seguendo la tradizionale omertà comune ai tempi delle stragi staliniane e dei lager del comunismo d’oltre “cortina” pre-1989, si continuano (sia ben chiaro giustamente!) a deprecare le violenze dell’Occidente, ignorando però stupri, violenze, massacri, privazioni della libertà, carcerazioni di cristiani nei paesi musulmani e comunisti. Questa è la sfida: se si è uomini veramente liberi, si urli per tutti, a Firenze, pure per questi dimenticati. Anche perché i governi d’Occidente, pur identificati dagli integralisti musulmani con la cristianità, di queste persecuzioni se ne “infischiano”. Se lo ricordi anche chi sostiene la guerra in Irak, confondendola con le crociate…
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