Senza una seria ricerca della verità non esiste giustizia, solo fanatismo
Articolo tratto dal numero di novembre 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Nell’enciclica Fratelli tutti c’è un passaggio che richiama il tema della verità. “Che cos’è la verità?” è forse la domanda più assente nella vita pubblica attuale e questa assenza con ogni probabilità rende infelici gli uomini del nostro tempo, costretti a “fare” molte cose per vivere e spesso a morire senza essersi interrogati su quale sia il significato di quello che hanno fatto. «È possibile prestare attenzione alla verità, cercare la verità che risponde alla nostra realtà più profonda?», si chiede papa Francesco.
Nei capitoli precedenti ha indicato i mali della nostra epoca, ha mostrato nel buon samaritano il modello cui guardare, ha cominciato a fornire alcune indicazioni sociali e politiche per costruire un “mondo aperto”, che superi l’egoismo dei nazionalismi e l’errore del globalismo che annulla le differenze e mortifica le identità dei popoli. Ma questo risultato è impossibile senza il rispetto della verità. Essa è certamente e anzitutto Colui che ha fatto ogni cosa e nelle cose create ha messo leggi che l’uomo può conoscere con la ragione, mentre la Rivelazione mostra il Dio fatto uomo. Ma la Verità che è Dio, la Ragione creatrice, è anche presente e può essere cercata nelle leggi della creazione, attraverso le quali possiamo risalire al Creatore.
Il dialogo tra Gesù e Pilato
Questa ricerca umana è completamente assente nel dibattito culturale odierno. Dio è assente perché la ricerca della verità è stata giudicata impossibile, addirittura pericolosa perché potrebbe generare fanatismi. Guardiamo il caso francese, dove al fanatismo islamico viene contrapposto il laicismo radicale, con annessa libertà di offendere la stessa religione. Per evitare un fanatismo se ne crea un altro e si induce l’uomo a ritenere pericoloso cercare la verità.
Ma è vera vita quella che viene privata del suo significato ultimo e decisivo? E come vivono le nazioni che hanno messo da parte la verità? «Che cos’è la legge senza la convinzione, raggiunta attraverso un lungo cammino di riflessione e di sapienza, che ogni essere umano è sacro e inviolabile?», scrive ancora il Papa. L’attacco portato alla vita innocente comincia dal disprezzo per la verità. Se non è vero che ogni uomo è sacro e inviolabile perché preoccuparsi della sua eliminazione? Continua il Pontefice: «Affinché una società abbia futuro, è necessario che abbia maturato un sentito rispetto verso la verità della dignità umana, alla quale ci sottomettiamo. Allora non ci si asterrà dall’uccidere qualcuno solo per evitare il disprezzo sociale e il peso della legge, bensì per convinzione. È una verità irrinunciabile che riconosciamo con la ragione e accettiamo con la coscienza. Una società è nobile e rispettabile anche perché coltiva la ricerca della verità e per il suo attaccamento alle verità fondamentali».
C’è una splendida meditazione di Joseph Ratzinger su questo tema, nel suo libro sulla vita di Gesù (Opera omnia. Gesù di Nazaret. La figura e il messaggio, Lev), a commento dell’incontro fra Cristo e Pilato, all’inizio della Passione. «Che cos’è la verità? La domanda del pragmatico (Pilato, ndr), posta superficialmente con un certo scetticismo, è una domanda molto seria, nella quale effettivamente è in gioco il destino dell’umanità». Si chiede Ratzinger: «Che cosa succede se la verità non conta nulla? Quale giustizia allora sarà possibile? Non devono forse esserci criteri comuni che garantiscano veramente la giustizia per tutti – criteri sottratti all’arbitrarietà delle opinioni mutevoli ed alle concentrazioni del potere?».
La legge del più forte
Qualcuno potrebbe pensare che siano parole astratte, che nulla hanno a che fare con l’oggi, con la verità e la giustizia per cui dobbiamo batterci in queste ore. Ma non è così, lo spiega lo stesso Benedetto XVI: «Anche oggi, nella disputa politica come nella discussione circa la formazione del diritto, per lo più si prova fastidio per essa. Ma senza la verità l’uomo non coglie il senso della sua vita, lascia, in fin dei conti, il campo ai più forti».
I “pragmatici” o meglio i relativisti, quelli che vogliono vivere come se la verità non ci fosse, hanno la gran parte dei poteri: hanno i media, hanno le maggioranze parlamentari, hanno i poteri economici e finanziari. Ma non hanno ragione perché non conoscono Dio, «la stessa somma e prima verità», come spiega san Tommaso d’Aquino.
Foto Ansa
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