«Senza rete, il programma di Santoro col Fatto quotidiano può riuscire»

Di Roberto Regina
01 Settembre 2011
La sfida del nuovo programma di Santoro, appoggiato dal Fatto quotidiano, chiavi in mano è bella secondo il docente universitario Giorgio Simonelli, ma per nulla semplice: «L'idea di Senza rete è bella ma ora ci sono dei concorrenti come Telese e Formigli su La7. Vediamo se reggerà sulla lunga distanza»

Si chiamerà Senza rete il nuovo programma che Michele Santoro presenterà l’11 settembre in Versilia nel momento principale della tre giorni di festa organizzata dal Fatto quotidiano. La data è volutamente simbolica, esattamente a 10 anni di distanza dall’attentato delle torri gemelle. La novità? Sarà un programma totalmente autoprodotto. Sponsor lo stesso Fatto quotidiano, che metterà i soldi, e l’amico imprenditore Sandro Parenzo, che metterà a disposizione una syndacation di frequenze, gli studi di registrazione e soprattutto una sua concessionaria pubblicitaria.

La novità di Senza rete è rappresentata dal fatto che sarà un programma “chiavi in mano” con pubblicità inclusa, vera fonte di guadagno, e andrà in onda su web e tv locali. Ecco la risposta di Michele Santoro a Mediaset, Rai e La7, che in questa sorta di totocalcio mediatico estivo lo hanno cortesemente scaricato.

Giorgio Simonelli, docente di giornalismo radiofonico e televisivo e di storia della radio e della televisione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, giudica a Tempi.it quella di Santoro una scommessa «difficile perché in una situazione di programmi molto ben strutturata come quella attuale, proporne uno diverso è certamente un rischio. Sembrerebbe una scommessa perdente, se non fosse per il fatto che Santoro ha già precedentemente dimostrato di saper fare queste cose».

Professore, c’è poi il problema del “portafoglio”, Santoro ha indubbiamente la professionalità e il carisma personale per essere credibile ma da un punto di vista economico l’esperimento può reggersi sulle proprie gambe?
Indubbiamente la televisione costa e bisognerà vedere ma se il programma andrà bene il problema economico sarà più leggero. L’idea di un prodotto chiavi in mano  con pubblicità inclusa è buona ma sarebbe interessante capire poi a chi venderlo.
Penso inoltre al miracolo del Fatto quotidiano, era difficile immaginare che sarebbe diventato una realtà così solida. Quindi, unendo entrambe queste componenti, la realtà sorprendente del Fatto quotidiano e la capacità di Santoro di raccogliere sfide, credo che l’esperimento possa andare in porto. Bisognerà testare poi la capacità di reggere sulla lunga durata, questa sarà la vera prova del nove. Anche perché il territorio santoriano comincia a essere occupato, pensiamo a Telese e Formigli su La7 e Ruotolo su Rai Due. Santoro ha comunque un guizzo in più, perché se sui contenuti può essere replicato, sull’invenzione del programma e sulla messa in scena ha una personalità inconfondibile.

Sembra che
anche Serena Dandini lascerà la Rai per approdare su La7. Fuga di geni o rifugium peccatorum? Quale futuro per la terza rete dopo Mediaset e Rai?
Prima di tutto una cosa: la questione Dandini è politicamente diversa perché se la Rai vuole produrre un programma usando forze interne ha assolutamente ragione e la Dandini non ha motivo di eccepire nulla. Su La7 poi osservo che se la rete vuole veramente essere un terzo polo generalista manca l’intrattenimento. Per competere con gli altri poli e avere un’identità forte e definita si deve porre il problema dell’intrattenimento. Mancano i varietà: io personalmente non apprezzo reality, show dei record o Bonolis. Però sono indispensabili perché senza intrattenimento è impossibile costruire una identità di gruppo.

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