
SENTENZE PARTIGIANE
Alcuni – pochi – erano davvero fascisti; anche se nessuno si era reso colpevole delle azioni di spionaggio o tradimento di cui erano accusati. I più erano semplicemente, sinceramente patriottici. Diversi erano stati cappellani dell’esercito regio o di quello della Rsi: faceva parte dei loro doveri pastorali, ma tanto era bastato perché finissero sulla lista nera. Alcuni erano stati addirittura partigiani, o almeno avevano appoggiato le bande. Ma all’occasione non ne avevano approvato la ferocia, avevano trattato la liberazione di prigionieri fascisti, avevano predicato contro la vendetta.
Don Attilio Pavese ad esempio venne fucilato a tradimento insieme ai soldati tedeschi che stava confessando. La maggior parte, semplicemente, aveva operato per il bene del popolo, nascondendo a turno fascisti e partigiani, facendo la spola fra ribelli e autorità per mitigare la violenza di entrambi. Molti, soprattutto, avevano una colpa capitale: erano personaggi autorevoli, che la gente stimava e ascoltava, un’alternativa alla propaganda comunista. Tutti sono stati trucidati. Di quasi tutti, gli assassini sono rimasti impuniti. Sono i 130 preti uccisi dai partigiani fra il 1943 e il ’51, di cui oggi Roberto Beretta racconta finalmente le storie.
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