Contenuto riservato agli abbonati
Monferrato, l’alba. La ghiaia ghiacciata in cortile scricchiola sotto ai miei piedi. L’aria pura e freddissima taglia i polmoni e mi sveglia di colpo.
Alzo gli occhi verso il prato. È la illustrazione di un libro di fiabe questo orizzonte aurorale, e le colline bianche di brina, addormentate. 12 gennaio, nel colmo dell’inverno. La natura ha raggiunto il punto più profondo del sonno, e della sua apparente morte. Nessun germoglio sotto al velo di ghiaccio, non una gemma sui rami neri dei cespugli in fila là sotto, come un esercito accampato in attesa di una ancora lontana battaglia. Eppure il primo sole che sorge alle mie spalle illumina la cascina di fronte, e i vecchi muri, certo più che centenari, splendono ancora. Venti giorni dopo il solstizio, già questa non è più la mesta luce invernale. Nell’aria silenziosa vibra, percepibile, una promessa.
E anche io, che sono vecchia non come quella cascina ma ormai abbastanza, non resto sorda a quest’alba. Ancora una volta, di nuovo, nel...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno