Se siamo tutti Amanda Hocking, a che serve un editore?

Di Daniele Ciacci
02 Febbraio 2012
Amanda Hocking ha pubblicato autonomamente un ebook, "Switched" e in due anni ha guadagnato due milioni e mezzo di dollari. Ma scavalcare l'editore non riempie il mercato di opere di dubbio valore? Tempi.it ne discute con Angelo Guerini, direttore della casa editrice "Guerini e associati".

Caso “Amanda Hocking”. La giovane scrittrice del Minnesota ha da sempre avuto il pallino della scrittura. Tant’è che, a soli 27 anni, ha nel cassetto già 27 romanzi. In un’intervista rivela che già a sei anni aveva in mente progetti editoriali, a cui si applicò con una certa costanza solo al raggiungimento del ventiquattresimo anno di età. Tuttavia, il mondo editoriale sa essere crudele. La lunga trafila di «non ci interessa» e «non è il tema che trattiamo» si alterna a momenti di cinica disillusione. Ma la nostra “Cenerentola della letteratura” non si lascia abbattere. Finché Amazon e gli e-book non segnano definitivamente la sua carriera. Pubblica autonomamente un libro digitale, lo mette in vendita sulla piattaforma di Jeff Bezos e, nel giro di due anni, incassa due milioni e mezzo di euro. Un’ascesa travolgente. Il suo “capolavoro”, Switchedil segreto del ragno perduto, è appena uscito in Italia per i tipi di Fazi.
Il crescente fenomeno dell’autopubblicazione fa riflettere sulla funzione dell’editore e sulla necessità di una figura che sia capace di “filtrare” adeguatamente le opere che hanno valore da quelle che non ne hanno. Tempi.it ne parla con Angelo Guerini, direttore della casa editrice Guerini e Associati.

A cosa serve un editore?
È una bella domanda. Noi editori stiamo vivendo la fase finale di un processo di svuotamento dei contenuti che hanno storicamente caratterizzato la funzione. Un tempo, l’editore era garante esclusivo del valore di un testo, del suo allestimento, della sua commercializzazione. Di questi tre fattori, quello che resta ancora di nostra competenza è il primo: indicare al lettore cosa per noi è valido, attraverso un catalogo coerente con le attese del cliente. In pratica una casa editrice funziona come un brand, come un marchio che definisce le caratteristiche dei prodotti raccolti sotto il brand stesso.

È un bene che l’editore svolga una funzione di selezione rispetto agli autori. Per evitare che, nel mercato, ci siano opere di scarso valore.
Purtroppo, neanche gli editori riescono a svolgere sempre in modo infallibile questo compito. Le faccio un esempio. Uno dei libri più venduti negli ultimi decenni è Se questo è un uomo di Primo Levi. Quando l’autore ne propose la pubblicazione a Einaudi, questi rifiutò. Al che Primo Levi lo pubblicò a sue spese e il romanzo diventò il successo che tutti conosciamo. Solo a questo punto Einaudi tornò sui suoi passi e iniziò a pubblicarlo. Lo stesso accadde a una delle opere più importanti del nostro secolo: la Recherche di Marcel Proust. Gli editori non sono infallibili, anzi. Siamo una categoria molto soggetta agli errori. Si può anzi sostenere che molti capolavori hanno visto la luce nonostante gli editori.

Il fenomeno dell’autopubblicazione digitale la spaventa?
Non riesco ad avere un atteggiamento fondamentalista. Non credo che una sigla editoriale garantisca sempre un prodotto di qualità ineccepibile. E l’autopubblicazione non è un fatto nuovo. Sono sempre esistite case editrici specializzate nel rispondere al narcisismo dell’aspirante autore. Case che mettono in vendita il proprio brand, il proprio nome. La differenza rispetto all’oggi è che l’innovazione tecnologica ha reso straordinariamente semplice, anche per l’autore che si auto produce, allestire banchetti virtuali, dove mettere in mostra i propri prodotti digitali, spesso purtroppo in piazze deserte.
twitter: @DanieleCiacci

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2 commenti

  1. Cam

    Cinzia scrive:Giuliano + i 12 asssseori + i 2 garanti = 15. OK, siete la nostra squadra di rugby, pronta a giocare la partita! Del capitano sappiamo gie0 tutto, qualche fuoriclasse ci e8 ben noto, annoveriamo tra le promesse chi arriva dalla primavera.Rugby, sport duro e difficile ma leale per eccellenza, scuola di vita.Ampio spazio alle azioni di sfondamento, occhio alle mischie!Il pif9 caro augurio di buon lavoro a tutti voi, il pif9 caro augurio di buona collaborazione a tutti noi.CinziaP.S. Scusate, ma le metafore sono cosec contagiose

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