Se lo dicevi prima che eri uguale a noi, vincevi facilissimo
[cham_inread]
Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Cara Guia, non vedevo l’ora di scrivere questo libro per raccontare come avevo fatto. Mi fa molto piacere sapere che posso essere d’aiuto e d’esempio a tutte le donne che si dovessero trovare nella mia situazione. È un momento difficile per tutte, ma si può superare. Ti consigliano lo Xanax, ma io trovo non faccia per me: anche nei momenti di grande dolore, non voglio attutire ciò che provo, non voglio stordirmi. Ho parlato con alcuni medici che mi hanno detto che non avevano mai prescritto tanti antidepressivi come in quel periodo, ma io chiedo a me stessa di meglio: d’essere più forte.
E concentrarsi su un progetto nuovo. Per me, è stata la ristrutturazione di una casa vicina a quella in cui vivo, così i parenti potevano venire in visita più comodamente (se poi non vengono, meglio: intanto tu ti sei tenuta la mente occupata a parlare con idraulici e piastrellisti). E poi mi sono messa a buttare vestiti (quella Marie Kondo è meglio dello Xanax!) o a regalarli alle amiche, e poi ho letto tutti i libri che fin lì avevo accantonato (Elena Ferrante!), sono andata a teatro a vedere spettacoli seri ma anche le recite scolastiche della mia nipotina, e ho recuperato tutte le serie televisive rispetto alle quali ero rimasta indietro: il lato migliore dell’elaborazione del lutto è che finalmente sai come va a finire Downton Abbey. Insomma, non credi che il mio libro sia un perfetto manuale che ogni donna dovrebbe leggere per sapere come sopravvivere quando quello che ti piaceva scappa con un’altra?
[Hillary R. C.]
Cara Hillary, ti confesso che, arrivata a quel punto delle tue memorie, ho creduto d’aver sbagliato a cliccare sul Kindle, e di avere invece aperto qualche vecchio libro di chick lit tedesca, di quelli in cui lui non la vuole più e lei prima si impasticca e si sbronza, poi cerca di trovare un modo di convivere con la delusione a mezzo sport o meditazione, poi esce di nuovo di casa e si dà ai consumi culturali, e infine si dice: sai che c’è?, tutto sommato sto meglio da sola, quando mai avrei avuto il tempo di vedere un’intera stagione di House of Cards in un weekend. Poi ho capito che no, quella era proprio la cronaca dei tuoi giorni post-elettorali, e in fondo era giusto così. Quello che ti piaceva – l’elettorato americano – ti aveva preferito un’altra (non importa se l’altra è un maschio: se passa più tempo a sistemarsi i capelli di te, è una rivale in tacchi a spillo nell’animo, anche se non nell’anagrafe).
Ti aveva piantato senza preavviso, proprio quando avevi già versato la caparra sulla casa nella quale andare a vivere insieme, proprio quando eri finalmente sicura di te, avevi superato i problemi tuoi di donna, e credevi sarebbe stato per sempre. Insomma, ti aveva piantata nel più stronzo dei modi, e tu cosa potevi mai fare? Yoga. Chardonnay. Elena Ferrante.
Cara Hillary, ti confesso che a quel punto mi sono commossa. Ho pensato che vincere sarebbe stato facilissimo. Ti sarebbe bastato svelare prima quanto ci somigliavi. A noi donnette qualunque, che se uno ci pianta andiamo a lamentarci all’happy hour, fingiamo sollievo perché abbiamo più tempo per noi stesse, e passiamo pagine e pagine a dire che amiche meravigliose abbiamo, e quanto le donne sappiano essere solidali. Una di noi, che fingiamo benissimo di non odiare le donne.
Foto Ansa
[cham_piede]
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!