La preghiera del mattino (2011-2017)
Se la Boccassini ha paura della «cattiveria dei colleghi», figurarsi noi
FINALMENTE. Se davvero la Boccassini ha valide ragioni per temere che la giustizia di un eventuale procedimento nei suoi confronti possa essere compromessa dalla «cattiveria» dei colleghi, allora secondo Battista dovrebbe pensare «alla cattiveria con cui qualche suo collega, sicuro dell’impunità accordata a chi non è costretto a pagare per il suo “dolo” e per la sua “colpa grave”, ha messo in galera gente innocente senza validi motivi, o ha perseguitato qualche cittadino non per un banale errore giudiziario ma per un accanimento sadico». Non a caso la penna del Corriere usa i termini “dolo” e “colpa grave”, perché nella riforma del governo proprio questi sono i criteri della punibilità delle azioni delle toghe. Grazie a questa riforma, continua Battista, «finalmente un magistrato incapace, o che ha volontariamente commesso degli abusi, potrà pagare per la sua pessima condotta».
DELEGITTIMAZIONE? Chi critica la legge, ricorda il giornalista, sostiene che essa «sarebbe un bavaglio per i magistrati coraggiosi», ma paradossalmente «le parole della Boccassini rimettono la questione nei suoi giusti binari», perché ribadiscono che «saranno dei giudici a valutare il comportamento eventualmente doloso di colleghi». Non solo. «La Boccassini dice qualcosa di più: che i giudici non sempre valutano le cose con spirito disincantato, senza cedere alle meschinità degli esseri umani, applicando esclusivamente la legge», anzi spesso e volentieri si lasciano guidare dalle antipatie umane e politiche, proprio come tutti. «L’avesse detto qualcun altro si sarebbe gridato alla “delegittimazione” dei giudici».
Foto Ansa
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