
Se il Nord decollasse da solo
Non c’è da illudersi, la polemica politica tra maggioranza e opposizione resterà al calor bianco. Tra Finanziaria e legge Gentiloni sulla tv, credere in un sobrio confronto parlamentare che metta avanti gli interessi del paese è una generosa illusione. Romano Prodi, semplicemente, non può permetterselo. Ed esso inizierà a prender piede solo quando il centrosinistra avesse in cantiere qualche ipotesi di ricambio alla leadership prodiana. Diciamo non appena la partita del partito democratico diverrà veramente rovente. Ma saremo già nel 2007, non prima. Nel frattempo, il centrodestra ha molte carte da giocare per radicarsi meglio nel paese e contrastare i tanti errori e le troppe imposte del governo. Ma, in concreto, non ha nessun’altra realtà che governi direttamente e che sia altrettanto importante della Lombardia e di Milano. Per questo Roberto Formigoni, e con lui Letizia Moratti, ha l’occasione straordinaria di “far parlare i fatti”, per rendere evidente alla parte più produttiva del paese e a tutt’Italia che l’alternativa esiste, che essa passa attraverso scelte concrete e convenienti e non attraverso le chiacchiere, e che al momento giusto la sfida a Prodi o a chi verrà dopo di lui sarà portata proprio in nome di quel modello. E magari, perché no, dallo stesso ticket vincente lombardo.
L’articolo 116 della Costituzione, emendato dal centrosinistra, consente alla Lombardia maggiori poteri autonomi a cominciare dalla scuola pubblica e privata, dall’energia alla sanità, dall’ambiente alla ricerca scientifica, dalle infrastrutture fino ai giudici di pace. Finora si è fatto un gran parlare appunto delle infrastrutture, tema sul quale le imprese lombarde sono state tradite dallo Stato nazionale tanto sulle ferrovie quanto in materia di trasporti su gomma e aerei. Accanto alle proposte che Formigoni ha già avanzato – per la retrocessione alla Lombardia dei poteri concedenti in materia autostradale, per quelli di vigilanza di spettanza regionale sulle tratte che potrebbero divenire ex Anas – bisogna rilanciare una capacità di realizzazione autonoma, e di “sinergizzazione” di forze private intorno alla realizzazione di tutte quelle opere che Antonio Di Pietro non intende finanziare, dalla Bre-Be-Mi alla Tangenziale Est di Milano alla Broni-Mortara, dalla Cremona-Mantova alla pedemontana Dalmine-Busto Arsizio, alle opere di connessione al raccordo piemontese A26-A4, alla sinergia tra l’interporto Cim di Novara e quello lombardo di Mortara. Quanto al capitolo Alitalia, da Formigoni è lecito attendersi molto di più che una strenua trattativa con Prodi per difendere l’hub di Malpensa rispetto a Fiumicino. In realtà, per come Alitalia è stata ridotta dall’azionista pubblico inadempiente ai suoi doveri, è venuto tempo di spartire ciò che non può stare unito: sì, sarebbe tempo di chiamare tutte le forze imprenditoriali del Nord intorno a una compagnia aerea che facesse capo su Malpensa nell’asse Torino-Trieste, con mezzi finalmente adeguati a evitare il drenaggio che le grandi compagnie europee compiono da anni sulla clientela business internazionale delle aziende settentrionali, attirandola sui propri hub centroeuropei assai più convenienti del doversi sobbarcare la puntata fino a Fiumicino. Più Formigoni riuscirà a dare concretezza a ciascuno di questi obiettivi, spiegando all’impresa e alle categorie come si potrebbero realisticamente realizzare affidandoli alle loro risorse, più sarà evidente su ogni capitolo la responsabilità del governo Prodi, se dirà di no. Servirà molta testardaggine. Ma sarà la testa dura di chi lavora a soluzioni da cui tutto il Nord ha da guadagnare, contro la testa dura di chi è convinto a Roma che il Nord vada penalizzato perché gli altri stiano meglio.
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