Se gli stadi fossero come Wimbledon

Di Fred Perri
12 Luglio 2001
Vi scrivo da una breve full immersion inglese nel tennis

Vi scrivo da una breve full immersion inglese nel tennis. Sono a Wimbledon dove Goran Ivanisevic ha appena vinto il torneo più importante del mondo. Lo so, vi interessa un fico, perché volete sapere se Vieri va alla Juve e chi prende la Lazio e che cosa faceva dietro lo specchio Cecchi Gori con la Marini. Però io sono stato testimone di un evento: a Wimbledon c’era un pubblico calcistico. Scatenato, partecipe, non paludato nella tremenda e noiosa serietà britannica, però anche rispettoso, non becero, non stupido. Ivanisevic ha detto che sembrava di stare al calcio. Purtroppo no, perché in uno stadio di calcio c’è il calore, ma non il rispetto. Io ho fatto un sogno: voglio che anche uno stadio di calcio sia così. Perché dopo questa esperienza ho cambiato idea, voglio gli stadi così. Gli insulti non mi piacciono più, quelli che tirano i motorini non mi divertono più, quelli che lo stadio è un porto franco non mi convincono più. Se volete l’effetto gladiatori, andate al Colosseo.

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