
Se Bocca non legge Bocca e Biagi imbianca, meglio affezionarsi a Charlize
«Le persone che si sono ritrovate non hanno voluto stringersi attorno a un’inchiesta e ai suoi protagonisti ma testimoniare la preoccupazione per fatti attuali del Paese», dice Armando Spataro alla Stampa. Il magistrato milanese se da pm avesse ascoltato una testimonianza simile, non avrebbe mancato d’incolpare il depositante almeno per reticenza se non per falso. *** «Quando non si dialoga nelle sedi proprie ma nelle piazze come capipopolo, si configura una forma d’istigazione di atti di violenza», dice Roberto Castelli alla Padania. Prudenzialmente, per coprire un po’ anche il proprio capo, Castelli avrebbe dovuto almeno dire: «in molti casi». *** «In fondo ho fatto vedere “solo” il mio sedere e a lui sono molto affezionata», dice Charlize Theron alla Stampa. E poi dicono che non ci sono più punti fermi nella nostra società. *** «C’è stato un dittatore eletto in Germania», dice Luciano Violante all’Unità, stabilendo un nesso tra Adolf Hitler e Silvio Berlusconi. Violante dovrebbe stare attento ai richiami ai personaggi storici: Hitler per restare al potere usava incarcerare i suoi avversari politici. Ecco una caratteristica che non è proprio di Berlusconi. Semmai di qualcun altro. *** «Ci sono circa 122mila fascicoli contro ignoti che non siamo neanche riusciti a guardare e ce ne sono 92.645 contro noti», dice Gherardo D’Ambrosio a Repubblica. Dei 92.645 noti, almeno 46.328 sono contro Silvio Berlusconi: e li hanno guardati benissimo. *** «Ma oggi per un processo che infastidisce il potere siamo “in una vigilia rivoluzionaria”. Ci sarebbe da ridere», scrive Giorgio Bocca sulla Repubblica. Qualche giorno prima, su Venerdì, aveva detto che la sinistra è divisa come nel 1943 quando Pietro Secchia, Luigi Longo e gli azionisti volevano agire e invece i comunisti romani erano attendisti. Stabilito che né Secchia né Longo nel ’43 facevano girotondi, resta da dedurre che il Bocca di Repubblica non legge quello del Venerdì. *** «Sono venuta da cittadina. A giugno ero al Circo Massimo per la Roma», dice Sabrina Ferilli della sua partecipazione alla manifestazione di piazza San Giovanni. Presto arriva il giro e si potrà fare un’altra uscitina. *** «Poi, per “fortuna” la sinistra ha perso e il cinema è ritornato al suo impegno», dice Mario Monicelli a Liberazione. E anche l’Unità vende di più. Sono tutti risultati che l’attuale gruppo dirigente dell’Ulivo tende e tenderà a preservare per un lungo periodo. *** «Non mi dilungo sulla carta stampata ma sappiamo tutti che i quattro quinti dei quotidiani e dei settimanali obbediscono alla linea dettata dal governo», scrive Nicola Tranfaglia sull’Unità. Lo storico da una parte è amareggiato perché sulla Stampa fanno scrivere Gianni Vattimo e non più lui: e scrivere solo per l’Unità per un opinionista è come per un cantante partecipare solo al festival degli urlatori. Dall’altra si ricorda ancora la magica stagione del ‘92-’93 quando tutti, proprio tutti, da Vittorio Feltri a Giorgio Bocca, da Paolo Mieli a Indro Montanelli, da Marcello Veneziani a Luigi Pintor scrivevano più o meno la stessa cosa, almeno su Mani pulite. Quella era la libertà e il pluralismo d’opinione. *** «Moralista forse, ma in nome di alcune tavole scolpite nella pietra che ancora considero insuperate», dice Enzo Biagi all’Unità. Ne abbiamo visto di quelle “tavole”. Nei cimiteri. Tutte imbiancate.
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