Scuola, novità anche per le tasche

Di Franco Nembrini
23 Gennaio 2003
Mentre il disegno di legge di riforma del sistema di istruzione sta per affrontare l’ultimo passaggio alla Camera

Mentre il disegno di legge di riforma del sistema di istruzione sta per affrontare l’ultimo passaggio alla Camera (dovrebbe essere approvato entro marzo prossimo), due buone notizie per i difensori della libertà di educazione (e per tutto il paese).
La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum promosso da Rifondazione che mirava ad abolire alcune parti della legge 62/2000, la cosiddetta “legge di parità”, Le motivazioni della sentenza non sono ancora note, ma il fatto è una buona notizia. La proposta faceva parte della strategia girotondina, che mira a mettere alle corde i settori moderati e riformisti della sua area, puntando su temi e slogan d’effetto ma avariati. La sinistra intelligente infatti ormai è pronta a riconoscere che il pluralismo scolastico è un fattore di libertà e di stimolo per tutto il Paese, e come tale va sostenuto anche finanziariamente. Incomincia inoltre a farsi strada la consapevolezza che il finanziamento della scuola libera può essere, anche dal punto di vista finanziario, non un onere, ma un investimento (il servizio in proposito uscito su Tempi qualche mese fa è stato ripreso anche da Il Riformista). Il referendum mirava a impedire un dialogo costruttivo, a spaccare il Paese sulla base di rozze semplificazioni (“diamo i soldi alle scuole dello Stato, non a quelle dei ricchi”), a riportarlo indietro di anni, a contrapposizioni scuola statale/scuola libera che in altri Paesi non sono mai esistite o sono superate da decenni, e che anche da noi si spera siano ormai solo un ricordo. Così invece ci sono le condizioni perché il processo di costruzione di un sistema di istruzione realmente integrato continui, e perché il governo possa con più tranquillità affrontare con determinazione il decisivo problema dei finanziamenti alle famiglie che scelgono la scuola non statale (senza i quali ogni discorso rimane accademia).
Ma una buona notizia viene anche su questo fronte. Nella finanziaria per il 2003 compare una norma che prevede la possibilità di detrarre dalle imposte una parte delle spese sostenute per le rette scolastiche. È una grande vittoria del “Comitato per una scuola della società civile“ coordinato da Stefano Versari, che da anni ha fatto della detrazione d’imposta la sua bandiera. Ora bisognerà aspettare i relativi decreti per sapere che percentuale delle spese potrà essere detratta. Gli importi stanziati in merito per il 2003 sono piccoli, e la percentuale detraibile sarà prevedibilmente bassa. Però il fatto clamoroso è l’affermazione del principio. Negli anni a venire le somme destinate a questo capitolo potranno essere aumentate. E la detrazione d’imposta (conosciuta anche con il termine improprio di credito d’imposta) potrebbe rivelarsi la strada per riconoscere, finalmente, il diritto delle famiglie a scegliere la scuola dove educare i propri figli.
* Responsabile Ufficio scuola Compagnia delle Opere

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