
Le scorribande golose di Roberto Perrone per imparare ad apprezzare l’Italia. E il colesterolo

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Culatello, costine e tortelli. Alle province di Parma, Cremona e Mantova, nelle terre di Verdi e Guareschi, è dedicata una scorribanda del giornalista e scrittore Roberto Perrone per il Corriere della Sera. Inviato sportivo e appassionato di cibo proprio come era Gianni Brera, il capostipite di questo binomio, anche Perrone ha fatto scuola. Potremmo definirlo il padre delle calorie un tanto a riga. Le sue scorribande, molte ma non tutte per la verità, sono un trionfo di colesterolo e glicemia, un vortice da cui non riesci-non vuoi liberarti. Umberto Zapelloni, collega ai tempi del Giornale di Montanelli, di lui scrive: «Dopo aver sentito Perrone parlare di cibo per anni ho cominciato a lievitare. Ti fa venire l’acquolina in bocca solo a sentirlo». Ha ragione.
Scorribanda dell’11 gennaio 2014: “Lungo il Po per una maialata”. «Un mondo piccolo di piccole città che ruotano attorno alla piazza (…) e che profumano di trattorie come uno se le aspetta, ospitali, con il tepore della spalla cotta. (…) Il 17 gennaio è la festa di sant’Antonio Abate, il 3 febbraio di san Biagio. Santi della neve. E del maiale. Il menù del 17 all’Ambasciata: cotechino con lenticchie, risotto con salsiccia, fagioli, cotenne, piedino, arrosto di maiale, costine, purè, torta di fagioli, castagne e vino cotto, lambrusco di Quistello. Il problema non è venire, è tornare (a casa)». Da queste parti, per intenderci, si sono «inventati la salumoterapia contro il logorio delle diete moderne». Andateci.
Oggi Perrone ha lasciato il Corriere, e così ha deciso di raccogliere in un libro le migliori scorribande, aggiornate e corredate di indicazioni su ristoranti, produttori di cose buone, cantine e alberghi. Manuale del viaggiatore goloso (Mondadori, 544 pagine, 22 euro) è inoltre impreziosito da alcuni capitoli che l’autore definisce «comportamentali-filosofici. Più che altro ho raccontato le mie fissazioni di viaggiatore goloso e alcune osservazioni sugli atteggiamenti colti nei ristoranti durante anni di scorribande».
La passione di Perrone per la cucina, quella buona, c’è sempre stata, fin da quando era bambino. Il suo motto è “Non neghiamoci nulla”, e un importante insegnamento della madre, «Santa Donna, è: “Non si lascia mai niente nel piatto, è un’offesa a chi non ne ha”». Così «ho cominciato a ingrassare tra i sette e i nove anni». E quindi «ho fatto tutte le diete del mondo, e quasi tutte con successo». Alla fine degli anni Settanta pratica la Weight Watchers che segue un po’ il principio degli alcolisti anonimi: un gruppo di ciccioni, ognuno racconta i propri problemi e chi li ha già risolti dà risposte o suggerimenti. E alla fine della testimonianza scatta l’applauso. «Io che quando comincio una dieta sono più puro e duro di un estremista religioso, ebbi un successo clamoroso. Partecipai a cinque, sei riunioni e ogni volta era una standing ovation. Raggiunto il peso ideale mollai la dieta e ricominciai a ingrassare».
[pubblicita_articolo]Ma una dieta non si fa mai due volte, bisogna sempre cambiare, attivare la curiosità. E così Perrone passa ad altro. Negli anni Ottanta «era esplosa la palestra e con essa la cura del fisico». A metà dei Novanta «l’importanza del cucinare sano», nel terzo millennio la cultura del trittico tisana-dieta-relax in posti «comodi, accoglienti, con servizio perfetto. Anche i piatti con un numero irrisorio di calorie sono serviti come fossimo al tavolo di un tre stelle. Grande effetto scenico, zero nutrimento». Perché, siamo seri, «le diete, di destra o di sinistra, tolgono le cose migliori, è inutile che ce la stiamo a menare più di tanto».
Il Manuale del viaggiatore goloso è una guida enogastronomica letteraria. Le scorribande di Perrone raccontano l’esperienza dell’autore in alcune località del Belpaese (e oltre confine), descrivono uno spaccato dell’Italia attraverso le persone che la rendono grande. Il giornalista non si definisce critico ma «promotore. Nel libro ci sono posti che vi invito a provare, mai luoghi che non mi sono piaciuti».
Il viaggio continua
Dei ristoranti Perrone non racconta solo piatti o menù, ma anche chi li conduce e li frequenta. E a loro ha dedicato il capitolo “Io odio i clienti”. «Il cliente-critico mi dà sui nervi. È l’evoluzione del cliente-rompicoglioni. Il cliente-piazzata non lo sopporto. Se mi capita di trovarmi con uno di questi, lo depenno dalla mia lista. Radiato dal mio tavolo. Non sopporto il cliente-tavolata. Non è interessato al cibo ma alla socialità, alla cagnara, alla perdita di tempo, alla confusione. Tra i commensali, il più pericoloso è il cliente-sommelier. Afferra la carta dei vini e sceglie immancabilmente il più costoso, che poi verrà diviso anche tra gli astemi. Il cliente “il prezzo non è giusto” è il più diffuso e quello che sopporto di meno in assoluto. Trovarsi un conto con una cifra inaspettata è impossibile. Se si vuole».
Oggi il turismo enogastronomico è diventato un’arte, con le sue regole e i suoi riti. E allora nel Manuale non può mancare il “Decalogo del viaggiatore goloso”. Dieci regole che l’autore elenca come fossero i comandamenti per diventare scorribandisti, i veri protagonisti della tavola. Con un avviso importante: oggi Perrone è freelance, sul Corriere non lo leggerete più, ma le scorribande certo non finiscono qua. Potete continuare a leggerle sul suo nuovo sito: perrisbite.it.
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