
Sciopero, dunque sono
E ti pareva. Dopo lo sciopero degli autoferrotranvieri, del personale di terra Alitalia, dei ferrovieri, dei taxisti e altro ancora, ecco in dirittura d’arrivo anche uno sciopero dei medici e degli amministrativi del Sistema sanitario nazionale (Ssn), fissato per il 9 febbraio p.v.: la via crucis dei servizi pubblici prosegue. Non si potrà parlare di sciopero selvaggio, perché l’iniziativa riunisce ben 42 sigle, praticamente l’universo mondo sindacale sanitario, ma qualche dubbio sulla natura profonda della protesta sorge spontaneo alla lettura del volantino che lo indice. Una strana miscela di richieste salariali («No al mancato finanziamento per il rinnovo contrattuale dei dirigenti. Sì alla conclusione definitiva delle code contrattuali per il recupero del potere d’acquisto. Si alla rapida apertura delle trattative per il rinnovo del contratto»), sparate demagogiche («No al progressivo impoverimento del Ssn. No a 21 servizi sanitari regionali diversi. No ai contratti di lavoro atipici. No all’esternalizzazione dei servizi sanitari. Sì al rilancio del Servizio sanitario nazionale che non è una spesa ma un vantaggioso investimento. Sì al contratto di lavoro subordinato per gli specializzandi. Sì alla riduzione dello strapotere del Direttore Generale e ad una maggiore autonomia e responsabilità dei dirigenti») ed egoismi corporativi («No ad una riforma delle pensioni che peggiori le attuali condizioni di tutta la categoria dei dirigenti»). Una miscela che fa pensare ad uno sciopero molto politico nei contenuti e negli obiettivi: una specie di obolo che anche i medici versano alla grande campagna contro il diavolo Berlusconi, per portare la spallata decisiva al suo governo. Sarà un caso, ma da mesi non si hanno notizie di scioperi nel settore industriale, mentre i servizi pubblici sono costantemente sotto pressione. Non sarà perché questo tipo di agitazioni crea forti disagi ai cittadini e danneggia la reputazione del governo? Le risposta non sembra difficile.
I medici più numerosie vecchi del mondo
«È uno sciopero politico senza dubbio alcuno», dichiara un medico dell’ospedale S. Gerardo di Monza che non vuole essere nominato. «All’assemblea sindacale, cui ha partecipato solo il 15% del personale interessato, alcuni hanno fatto proposte alternative più vicine alla deontologia medica, come uno “sciopero bianco” (cioè simbolico, ndr) o una lettera-manifesto ai giornali, ma sono state respinte: vogliono lo sciopero nazionale a tutti i costi». In alcune aziende sanitarie dove i Pofa, i “Piani di organizzazione e funzionamento aziendale”, erano stati approvati all’unanimità, i sindacati hanno improvvisamente cambiato opinione. Le rivendicazioni salariali si scontrano con un ostacolo ben più alto del governo: la conclusione delle code contrattuali con l’adeguamento delle cifre all’inflazione reale, più alta di quella programmata, è stata bloccata dalla Corte dei Conti. In una parola: non ci sono soldi per nessuno. È per questo che ci si può permettere di definire demagogici molti contenuti del volantino dello sciopero: si pretendono risorse che non esistono e si esigono garanzie che il sistema non è più in grado di fornire. Mentre non si affronta il nodo gordiano del sistema sanitario italiano: la proliferazione dei medici. L’Italia è il paese del mondo col rapporto medici/abitanti più stretto: uno ogni 170 abitanti. Questo ha conseguenze non secondarie sulla qualità presente e futura della nostra sanità. Il ricambio del personale è quasi inesistente: l’età media dei medici ospedalieri è di 47 anni, probabilmente la più alta del mondo; i medici ospedalieri sotto i 35 anni sono soltanto il 4% (in Gran Bretagna, per esempio, sono un terzo del totale). La formazione degli specializzandi è diventata impossibile: «Abbiamo 21 letti e 24 specializzandi», dice un medico del Policlinico di Milano, «non riusciamo a fargli fare nemmeno un decimo degli interventi necessari alla specializzazione». Quando avranno dato un contributo alla soluzione di questi problemi, i sindacati medici avranno qualche diritto in più di indire scioperi.
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