
Scampia in lutto, l’ultimo addio a Ciro
Migliaia di tifosi, e il giocatore del Napoli Lorenzo Insigne, appena rientrato dai mondiali, oltre a dirigenti della squadra e giocatori delle giovanili hanno partecipato ai funerali di Ciro Esposito, il ragazzo morto in seguito alle ferite riportate durante gli scontri a Tor di Quinto, a Roma, lo scorso 3 maggio (contro Esposito avrebbe sparato l’ultras romano Daniele De Santis). La cerimonia è stata svolta secondo il rito evangelico, nel quartiere di Scampia, dove Ciro lavorava e abitava con la sua famiglia. Il feretro è stato trasportato a spalle, dai tifosi e dagli abitanti del quartiere, dalla camera ardente allestita presso l’Auditorium di Scampia lungo varie strade della zona, sempre accompagnata dall’applauso di varie persone, fino alla piazza Grandi eventi, dove si sono svolte le esequie.
«DOPO LA PREGHIERA, SU ME E CIRO LA PACE». «Che il suo sacrificio non sia vano e possa portare pace, gioia e amore» così ha detto la mamma di Ciro, Antonella Leardi, che ha raccontato diversi momenti di questi ultimi, drammatici mesi di vita del figlio in ospedale, con voce commossa durante la celebrazione: «Abbiamo tanto pregato, io e mio figlio, e dopo la preghiera, su di noi è scesa la pace». La madre ha concluso rivolgendosi ai partecipanti con un «Grazie ragazzi a tutti e mantenete alta la bandiera dello sport, dei valori e di Ciro Esposito. Non lo dimenticate mai». Anche Simona, la fidanzata di Ciro, è intervenuta durante la cerimonia funebre, con un appello: «Basta con la violenza perchè così Ciro lo uccidete due volte. Non è stato Dio a fare questo, è successo a causa di coloro che non hanno Dio nel cuore». La cerimonia è stata chiusa dal cantante Nino D’Angelo, con la sua famosa “I ragazzi della curva B”, cantata anche da molti dei presenti.
«CI HA INSEGNATO COME COMPORTARCI». Anche il presidente del Coni Giovanni Malagò ha partecipato alla celebrazione funebre e poi ha detto: «Sono qui per rispetto a Ciro e a un gigante della vita, la madre Antonella. A lei ho detto che ha insegnato come comportarsi a un intero popolo, lo hanno capito 60 milioni di persone. Ha una dignità che farà storia». Il presidente del Napoli calcio, Aurelio De Laurentiis, ha parlato invece durante la celebrazione: «Quella sera del 3 maggio Ciro era già morto, perchè era morto il calcio e lui lo rappresentava venendo a Roma, difendendo un pullman pieno di bambini e di famiglie».
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