SARKOZY E I GIOCHI SPORCHI DI CHIRAC

Di Arrigoni Gianluca
25 Novembre 2004
Parigi. Oramai è sicuro

Parigi. Oramai è sicuro: Nicolas Sarkozy, l’attuale ministro dell’Economia e il leader più popolare della destra, il 28 novembre sarà consacrato al vertice dell’Ump, il partito/coalizione della destra francese. A Sarkozy riesce così la prima e indispensabile operazione che ha come obbiettivo finale la conquista della presidenza della Repubblica, nel 2007. Il giorno dopo il congresso, il 29 novembre, Sarkozy darà le sue dimissioni dalla carica di ministro dell’Economia, come gli ha imposto Jacques Chirac. Per il momento queste dimissioni sono l’unica “vittoria” di Chirac in una guerra interna che rischia di essere particolarmente dura. Negli scorsi giorni, Sarkozy, che degli chiracchiani dice che «sono capaci di tutto», ha avuto un assaggio di quello che lo aspetta: nel maggio scorso un magistrato che indaga sulla destinazione finale di 650 milioni di dollari di tangenti, relative alla vendita di alcune fregate francesi a Taiwan, ha ricevuto da un anonimo dei cd contenenti delle liste con i nomi e i numeri di alcuni conti aperti presso delle banche estere. In una di quelle liste è citato il nome di Sarkozy. Il controspionaggio francese ha voluto indagare per capire chi fosse l’anonimo e quanto fosse attendibile la lista. Il problema è che i “servizi” sono agli ordini del ministro degli Interni, Dominique de Villepin, che è un uomo di Chirac, ed è de Villepin che ha in mano i risultati dell’indagine del controspionaggio. Quei risultati scagionerebbero Sarkozy, ma il ministro dell’Interno non li ha trasmessi al magistrato inquirente. A sinistra, tra i socialisti, l’elezione di Sarkozy al vertice dell’Ump ha permesso per qualche istante alle diverse fazioni di ritrovarsi contro un “nemico” comune, accusato di essere “liberale” e “atlantista”. In realtà, il partito rimane profondamente diviso in attesa del primo dicembre, quando i militanti parteciperanno al referendum interno per sapere se la maggioranza degli aderenti è a favore o contro il Trattato costituzionale europeo. Uno dei leader della compagine, Laurent Fabius, si è dichiarato contrario al Trattato, scombussolando gli equilibri interni al partito, rendendo possibile una vittoria del “no” e contribuendo così a isolare i socialisti francesi in Europa. Ma più che con il Trattato costituzionale, la scelta di Fabius ha a che vedere con le sue ambizioni presidenziali. Infatti, se a vincere il referendum interno fosse il “no”, il segretario, François Holland, sarebbe in difficoltà e Fabius potrebbe approfittarne per impadronirsi del partito e utilizzarlo a sostegno della propria candidatura alle prossime elezioni presidenziali.

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