
Sarebbe questo uno Stato laico e aconfessionale?

Caro direttore, complimenti per come Tempi ha commentato l’intervento del Vaticano sul ddl Zan.
Ma ci risiamo: tale legittimo e giusto intervento ha scatenato la solita canea “laicista”, che, questa volta, ha messo in mostra anche una certa ignoranza: per esempio, la terza carica dello Stato sembra non sapere che tra Italia e Città del Vaticano esiste un Concordato, che ha addirittura una rilevanza costituzionale (articolo 7 Cost.). Molte cose si potrebbero dire e molte sono già state dette e scritte.
Mi vorrei concentrare su un aspetto particolare, a cui tanti hanno fatto riferimento, e che viene condensato, in polemica con la nota del Vaticano, nella frase “il Parlamento italiano è libero e sovrano”. Anche il premier Draghi, nella parte della sua dichiarazione che i telegiornali hanno diffuso (una parte è stata censurata), ha detto che l’Italia è uno Stato laico (banalità) e che il Parlamento è libero. Mi concentro su quest’ultima dichiarazione,per dire che non è vero che il Parlamento italiano sia libero e sovrano. Basta vedere le numerosissime lobby che, in pratica, abitano nel nostro palazzo legislativo, inducendo i parlamentari a dire sì alle proprie istanze. Vorrei fare alcuni esempi, partendo dall’alto: il nostro parlamento non è libero rispetto alle richieste, più o meno imperative, che giungono da oltreoceano. Ricordo che appena venne approvata la legge sulle unioni civili, il premier Renzi telefonò personalmente ad Obama per dargli in anteprima la bella notizia (a quello stesso Obama cui, sulla stessa materia, i poveri Stati africani ebbero il coraggio di dire no).
Ma non è libero e sovrano rispetto alle richieste che arrivano dalla UE: proprio in questi giorni il parlamento non fa che dire supinamente sì alle pressanti richieste europee. Ma scendendo a piani più bassi, il parlamento approva molto spesso leggi concordate con le lobby industriali, con quelle sindacali, con quelle dei magistrati. Venendo al tema del giorno, il ddl Zan non è frutto di una libera discussione che, nella sostanza, non c’è mai stata, ma è il frutto di una pesante interferenza della lobby lgbt (mi scuso con la stessa se non prolungo di altre 50 lettere la loro sigla), che ha agito non solo nei palazzi ufficiali, ma anche nel mondo industriale, nella scuola, nelle università, nello sport e così via.
Ricordo ancora che quando Gentiloni era premier ricevette in pompa magna Soros, noto finanziatore di tutte le battaglie fuori di senno (leggasi Chesterton) con pesantissime interferenze nei parlamenti di tutto il mondo. In sintesi, il Parlamento non si muove, nella stragrande maggioranza dei casi, “liberamente”, ma su pressione di varie lobby, dette, oggi, anche “influencer” (esemplare quanto detto e fatto dall’imprenditore Fedez). Ebbene, solo quando si muove una lobby “cattolica” scatta immediatamente l’accusa di interferenza negli affari interni del nostro Paese. Tutte le altre lobby non vengono mai accusate di nulla. Basta che alcuni cattolici facciano proposte in base al proprio punto di vista e subito il “potere” parla di ingerenza e di Stato “confessionale”.
Da 70 anni sappiamo che siamo uno stato laico e non confessionale (anche se ad alcuni piace molto sbaciucchiarsi con uno stato confessionale e tirannico come la Cina), ma è giunta l’ora di chiarire che cosa significhi la laicità dello Stato. Significa che possono essere prese in considerazione SOLO idee provenienti dalla cultura marxista o illuminista o atea o agnostica o relativista? Significa che si devono mettere a tacere le voci sagge che giungono dal mondo cattolico? Uno Stato sarebbe veramente laico solo se permette di interrompere ogni anno circa 100.000 vite umane, solo se è possibile accompagnare persone disperate al suicidio, solo se è possibile obbligare i medici a mettere fine alla vita di persone umane, solo se si possono comprare bambini con l’utero in affitto, solo se si rende obbligatorio l’insegnamento nelle scuole di una determinata cultura resa cultura di Stato? Solo questo sarebbe uno Stato laico e aconfessionale? Uno Stato che regola la morte più della vita? Sarebbe bene avere qualche risposta a queste drammatiche domande da parte di tanti soloni televisivi e, magari, dalle nostre più alte cariche dello Stato (Mattarella non ha nulla da dire circa le preoccupazioni manifestate dal Vaticano nei confronti del Concordato, che impegna anche giuridicamente il nostro bel Paese?).
Caro direttore, permettimi due note finali.
La prima, allegra, vuole essere un omaggio filiale alla nostra Chiesa Madre e Maestra. Nei momenti straordinari Essa non cessa di intervenire a difesa della libertà del suo popolo e di tutto il popolo, senza paura delle critiche e delle persecuzioni anche culturali. La Chiesa non ha avuto paura di un re come Enrico VIII quando si è trattato di difendere il principio della indissolubilità del matrimonio cattolico (se lo dovrebbero ricordare certi vescovi tedeschi, in questo periodo). Oggi la Chiesa scende in campo per difendere due principi fondamentali per l’intero genere umano, la libertà di pensiero e la libertà di educazione. Grande scelta positiva, che tanti politici cattolici dovrebbero prendere in considerazione, prima di dire in tv che sul ddl Zan non cambiano idea.
La seconda nota è triste, al leggere che il fondatore di un importante movimento laicale ha dichiarato che la presa di posizione del Vaticano (peraltro molto ufficiale) non può essere fatta risalire al Papa, ma a qualche vescovo italiano. Triste, perché oramai nessuno segue più nessuno, ma tutto viene ridotto al relativismo delle proprie idee, per le quali il Papa va bene se chiede accoglienza per i profughi, ma non va più bene se chiede, con altrettanta forza, di rispettare la libertà di pensiero e di educazione. Invece, cattolicamente parlando, vanno bene sia l’accoglienza ai profughi, sia la libertà di educazione, che spetta alla famiglia e non allo Stato e tanto meno a Zan. Le affermazioni a cui mi riferisco costituiscono un grave e sorprendente attacco all’unità della Chiesa, la quale, comunque, rimane Madre e Maestra.
Comunque, sappiamo che le “tenebre non prevarranno”.
Peppino Zola
Foto Ansa
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