
Salvate Fred Perri dall’invasione dei reality
Siamo un paese di voyeur, di travestiti, di promiscui, di imbucati e chi più ne ha più ne metta. Tendiamo a inventarci ruoli diversi da quelli forniti da madre natura o dalla scuola frequentata, facciamo finta di essere altri. Ogni settimana c’è l’inchiesta di qualcuno che si è spacciato per qualcun altro per dimostrare qualcosa. Piccolo particolare: quelli che vanno negli ospedali o nei tribunali per denunciare che si può arrivare ovunque senza controlli, poi sono gli stessi che vogliono le frontiere aperte e il liberi tutti. Mah.
Proliferano grandi e piccoli fratelli (o cocomeri) e l’altro giorno ho guardato con mestizia un gruppo di giornalisti che voleva parlare con Fini e si è visto arrivare la solita “iena” della tv con le sue domande provocatorie. Una debole e malinconica protesta si è alzata: “Siamo qui per lavorare”. E poi c’è pure Gene Gnocchi, che a me sta simpatico, che impazza su giornali e tv perché sta cercando una squadra per giocare venti minuti in serie A. Va, si allena, mentre Simona Ventura fa la ragazza pon-pon. Il tutto in mezzo a giocatori che lo prendono sul serio. Ormai ovunque ti volti c’è un reality, una finzione, uno scherzo. Uno che dice di essere una cosa ma in realtà non si sa cos’è.
Beh, è ora che ve lo sveli: io non sono Fred Perri, sono la ragazza gennaio di Playboy del 1984.
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