Salute sì, vita no?

Di Peppino Zola
14 Novembre 2021
L'attuale intellighenzia è concentrata nel tutelare la salute di tutti, anche se in realtà sta diventando molto abile nel trovare gli strumenti per facilitare la morte
Cura di un paziente con Covid-19 in terapia intensiva a Torino

Cura di un paziente con Covid-19 in terapia intensiva a Torino

Caro direttore, oggi, in forza dei tanti paradossi nati dalla negazione della realtà, molti adorano la “salute” (fino a farne un idolo), ma odiano la vita, inseguendo in effetti, con lotte per i “diritti”, la morte. Per la “salute” e per il benessere dell’uomo e della donna si arrivano a limitare molte libertà, ma nel contempo si urla per ottenere la massima libertà nell’impedire la nascita con gli aborti. Per la “salute” si investono somme enormi, ma nello stesso tempo con l’eutanasia si semplifica il problema, promuovendo la facilitazione della morte prematura.

Uno degli obbiettivi delle politiche relative alla “salute” è quello di permettere una vita la più lunga possibile, ma nel contempo si mettono in moto innumerevoli strumenti culturali, sociali e politici per convincere le persone che persino il suicidio è un “diritto”. Si lodano, giustamente, i medici e gli infermieri per la loro eroica azione a difesa della “salute”, ma poi si promuove una legge che permetta a chiunque di aiutare chi lo chieda negli atti suicidi: qui è anche peggio dell’eutanasia, perché, in realtà, trattasi di un omicidio.

Insomma: l’attuale intellighenzia appare concentrata nel tutelare la salute di tutti, anche se in realtà sta diventando molto abile nel trovare gli strumenti per facilitare la morte!

In un recente drammatico articolo apparso su Tempi e scritto, come sempre, con molta efficacia, da Caterina Giojelli, ci è stato detto come vi siano “avanguardie” che oramai stanno superando ogni limite. Si tratta di quelle persone che hanno deciso di sterilizzare se stesse pur di impedire che il fiore di una nuova vita nasca nel deserto che loro stesse stanno creando. Stop alla vita dall’inizio, anche a costo di fare violenza su se stessi o su se stesse. L’uomo moderno aveva iniziato con l’autoesaltazione; l’uomo post-moderno finisce il suo tragico iter nell’autolesionismo. Perché, in fondo, secondo il suo pensiero, la vita è male, offende l’equilibrio climatico, rischia di fa crescere dei razzisti, non fa intravedere alcun destino buono. A quei pochi che riusciranno a nascere e vivere non rimane che occuparsi della salute, perché, si sa, quando c’è la salute c’è tutto!

Dunque, salute sì, vita no. Siamo, evidentemente, vicini ad una fine, di fronte alla quale occorrono estremi rimedi, dando vita ad una battaglia culturale e politica che, però, abbia il coraggio di ancorarsi al senso ultimo della vita, quello che fa capo a Chi ha miracolosamente voluto la vita, fino ad affrontare la morte per ricrearla. Giunti ai limiti della vita e della morte, non ci rimane che ripartire dalla sorgente della vita, confessando apertamente che essa proviene da un Quid che viene prima di noi. Se non partiamo dall’origine non riusciamo a spiegare alla pazzia dei nostri giorni che il suo autolesionismo proviene dalla negazione dell’amore per la vita. Cioè, dell’amore per Chi ci ha dato la vita.

Chiediamo al Creatore della vita che illumini i pazzi di oggi. Se non vogliono credere nel Creatore della vita, almeno si accorgano delle conseguenze pazze delle loro azioni e riprendano a lottare per la vita e non per la morte. Che Dio aiuti tutti noi in questa immane opera!

Peppino Zola

Foto Ansa

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