
RU486, ancora aborti toscani per posta
Dieci aborti per posta, dieci euro l’uno più le spese per i francobolli: tre sono già avvenuti e altri sette sono in corso. Accade in Toscana, a Pontedera (e non solo), dove per la prima volta in Italia è stata utilizzata la pillola Ru-486 senza alcuna sperimentazione in ospedale. Dal reparto di ginecologia, diretto da Massimo Srebot, «medico non obiettore» come lui stesso tende a precisare, dell’ospedale cittadino era partita l’8 ottobre scorso una lettera raccomandata alla ditta francese Excelgyn che produce la pillola abortiva. «Mandatecela»: era questa la richiesta scritta nero su bianco dalla direzione sanitaria. I francesi hanno ricevuto, letto e spedito le pasticche. La prima confezione di Ru-486 è arrivata a Pontedera un mese dopo la richiesta, l’8 novembre. Prezzo bassissimo: poco più di dieci euro. La donna che aveva scelto di abortire ha abortito e, dopo le 72 ore previste di ricovero ospedaliero, se ne è tornata a casa. Visto che il ‘gioco’ ha funzionato contemporaneamente a questo aborto sono partite per Parigi altre richieste, sempre via posta, e non soltanto da Pontedera. Naturalmente, in Toscana, il via libera è avvenuto con l’appoggio della Regione. L’assessore alla Sanità Enrico Rossi, in merito, è stato chiaro e telegrafico: «Non sapevo che a Pontedera – ha spiegato – la pillola fosse già utilizzata ma il direttore dell’Asl ha agito correttamente anche perché la Regione si è sempre espressa favorevolmente all’impiego della Ru-486. Sperimentazioni come quelle avviate a Torino poco tempo fa non servono perché l’Europa da anni usa la pillola. La vera anomalia è non commercializzarla in Italia». Se ancora vi fossero dubbi sulla posizione tenuta dalla Regione, a fugarli ci ha pensato il presidente Claudio Martini: «Se la decisione – ha dichiarato – di applicare una richiesta di medici e donne nel pieno rispetto delle leggi vi sembra una sfida, allora sono orgoglioso di aver lanciato questa sfida».
Quello che colpisce, in questa vicenda toscana che è diventata un’apripista nazionale all’aborto per posta (già altre sei Asl hanno inoltrato domanda per poter utilizzare la pillola Ru-486), sono alcuni dati, economici e non solo. Innanzitutto dovrebbe creare almeno qualche interrogativo, anche ai più laici dei laici, il fatto che si possa abortire in pillole a dieci euro, la stessa cifra con la quale si compra una scatola di Enterogermina per curare il mal di pancia. Secondo, i dati. Per fermarci soltanto all’attività dell’ospedale di Pontedera si calcolano, in un anno, 1.300 parti e 520 aborti praticati. Una cifra impressionante, considerando anche che Pontedera non è New York e conta poche decina di migliaia di abitanti. Persino il linguaggio diventa indicativo di una situazione e di un clima culturale che non s’interroga più sulla vita. Lo riassumono bene le parole espresse da Massimo Srebot, il ginecologo di Pontedera, proprio sull’aborto: «Se la pillola – ha metaforizzato il medico – è un’auto con sei airbag, il metodo chirurgico è pur sempre un’auto con due airbag». Il resto è silenzio.
Massimiliano Lenzi
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!