«Hai un valore infinito». La storia di Rose Busingye

Di Flavio Zeni
20 Novembre 2022
Un libro racconta la vicenda dell'infermiera che si occupa degli ultimi nelle baraccopoli ugandesi. Poveri che ora possono dire «siamo liberi»
Rose Busingye

Rose Busingye

«Qui in Africa si parla tanto di sviluppo: ma se una persona non capisce che lei è un valore, lo sviluppo non esiste. Lo sviluppo è scoprire chi sei tu e chi è l’altro. Senza, puoi fare mille progetti ma alla fine non servono a niente».

Ecco il punto focale dell’attività di Rose Busingye, l’infermiera ugandese, laica consacrata nei Memores Domini, raccontata dal giornalista Davide Perillo nello straordinario libro I vostri nomi sono scritti nei cieli, pubblicato recentemente da Bur Rizzoli.

Quando ho incontrato Rose

Il testo racconta anche la vita quotidiana delle decine di collaboratori di Rose, delle migliaia di ugandesi che, attraverso le opere da lei fondate, hanno incontrato una possibilità di riscatto. Tra le stesse opere, rientrano due scuole frequentate ogni anno a Kampala da un migliaio di alunni, due Meeting Points nelle baraccopoli di Naguru e Kireka, sempre nella capitale ugandese, che aiutano ogni giorno centinaia di persone, la scuola di formazione per insegnanti, la Casa che accoglie 63 bambini abbandonati, ma anche la rete di adozioni a distanza che con il supporto di Avsi coinvolge 1459 minori.

In particolare, negli slums di Naguru e Kireka vengono accolte quotidianamente decine e decine di donne ammalate di Hiv o di Aids, provenienti dalle esperienze più strazianti. Si tratta di donne che sono state violentate, a volte rapite dai ribelli e, in questi casi, costrette anche ad uccidere e talvolta a mangiare carne umana. A centinaia di quelle donne Rose ha restituito il loro valore, la serenità, addirittura la felicità, mediante il lavoro quotidiano, ma anche con momenti giornalieri di festa, nei quali raccontano nel canto le loro storie drammatiche, in particolare nel brano When I met Rose (quando ho incontrato Rose), ripetendo frequentemente “Now I’m free” (Ora sono libera).

In proposito, nel testo di Perillo, Rose ribadisce che quelle donne sono libere, anche se «hanno subito e subiscono ingiustizie, dai loro mariti, dai ribelli, hanno trovato una giustizia che è ancor più giustizia di quella che abbiamo in mente noi. Non sono imprigionate dai problemi, dalla povertà, dalla malattia».

Un valore infinito

Il libro non si limita a descrivere quelle opere sociali, perché indaga l’origine di questo pezzo di nuova società africana, trovandola nell’incontro di Rose con don Luigi Giussani, avvenuto attraverso il missionario comboniano padre Pietro Tiboni, che la conobbe proprio in Uganda, nel 1980, quando lei aveva solo 12 anni.

Del primo incontro con don Giussani, avvenuto nel 1990, il testo di Perillo riporta così l’impressione di Rose: «Mi ha abbracciato, ma un abbraccio che non avevo mai sperimentato nella vita. Il suo sguardo di appartenenza a Cristo e alla Chiesa ha stabilito il contenuto e il metodo del mio lavoro: comunicare la commozione per la grandezza sconfinata dell’esistenza di ciascuno e offrire la stessa compagnia al destino che abbraccia la mia vita. Perciò, quando dico agli altri “guarda che hai un valore infinito”, è per un’esperienza che sto facendo io. Un uomo diventa protagonista della realtà, e la realtà diventa sua, quando scopre di chi è, non solo chi è».

Chi è il povero?

Il testo di Perillo ricorda che sulle opere di Rose sono stati girati dei documentari, come Greater, realizzato da Emmanuel Exitu, premiato al New York Aids film festival nel 2007 e a Cannes nel 2008. Dello stesso regista è anche il video The Queens of Kampala, dedicato alle donne di Rose. Ma in internet sono disponibili i video YouTube di alcune interviste a Rose, come quella curata da Monica Mondo per la rubrica Soul di Tv2000.

In una di queste interviste, alla domanda «chi è il povero?», Rose ha risposto: «Chi non sa cos’è il valore della vita. È povero chi non sa per chi e per cosa vive. Puoi avere tutto ed essere disperato. Oppure puoi trovare uno che mendica per strada e, invece di essere disperato, è felice. Perché ha la ragione per cui vale la pena vivere».

Il testo I vostri nomi sono scritti nei cieli costituisce un indispensabile aiuto alla vita di ciascuno.

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