Roma, Marino minaccia: «Non sono il mago Zurlì, senza soldi da domenica la Capitale si ferma»

Di Chiara Rizzo
27 Febbraio 2014
Il sindaco: «In cassa non ho soldi per pagare gli stipendi di 25mila dipendenti comunali, per il gasolio dei bus, per gli asili nido e per la raccolta rifiuti». Dopo un'«energica» telefonata con Renzi, il governo lavora ad un provvedimento da varare domani

«Non sono il mago Zurlì» ha ammonito severamente il sindaco di Roma Ignazio Marino oggi: «Non posso cambiare la città in cinque mesi». E poi le parole che hanno scatenato più polemiche: «Io da domenica blocco la città. Quindi le persone dovranno attrezzarsi, fortunati i politici che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani no». In diverse interviste a radio e televisioni il primo cittadino della Capitale minaccia il governo Renzi, colpevole ieri di aver ritirato il decreto “Salva Roma” che avrebbe dovuto stanziare nuovi fondi per la città eterna (il governo stima di trovare una misura al dissesto delle casse capitoline entro 42 giorni).

«NON HO SOLDI PER PAGARE GLI STIPENDI». La situazione che ha spinto Marino alla minaccia è stato lo stesso sindaco a spiegarla ai giornalisti: «Per marzo non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o per raccogliere i rifiuti. E neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria», dunque «Non sarò io a bloccare la città, sarà la città a fermarsi da sola. Se io non ho lo strumento per prendere decisioni sul bilancio, in questo momento non posso procedere ad alcuna erogazione di denaro». Pare che la minaccia non sia piaciuta al neopremier, tanto che Renzi si sarebbe affrettato a chiedere chiarimenti telefonici a Marino, che in seguito, in nuove interviste in cui ha confermato comunque la propria posizione ha dichiarato: «Io ho fiducia in Renzi. Lui e Delrio sono stati sindaci e conoscono bene come gestire un bilancio e rispondere alle esigenze pratiche dei cittadini». Solo che il sindaco ha spiegato che «I soldi in cassa consentono di rifare le strade di Roma ogni 52 anni, e di pulire gli oltre 500mila tombini ogni 24 anni».

«UNA SANA AMMINISTRAZIONE». Marino ha addebitato la situazione a tutti i suoi predecessori: «Non ha senso chiedermi se me ne vado o no, se questi soldi non dovessero essere ridati: io sono arrabbiato e lo sono anche i romani. Dovrebbero inseguire la politica con i forconi. È giunto il momento dei fatti. Io voglio governare responsabilmente Roma, dopo che per 50 anni sono stati dissipati dei denari». Solo che, per l’appunto, «Io non sono il mago Zurlì e non posso cambiare la città in cinque mesi. Posso farlo però in cinque anni». Ora il sindaco ha detto «Non ho intenzione di spendere neanche un euro che non abbiamo. Roma deve ancora pagare i terreni espropriati nel ’57 per la costruzione del villaggio olimpico del ’60. Voglio che cessi questa pessima abitudine amministrativa».

LA LITE AL TELEFONO E IL CDM DI DOMANI. Fonti governative hanno rassicurato la stampa che «Il governo sta lavorando per risolvere con urgenza un problema non creato da noi». Le stesse fonti hanno spiegato al Corriere che la telefonata di oggi tra Renzi e Marino è stata «energica», perifrasi in politichese per indicare che ci sarebbe stata una vera e propria lite. Ma da Palazzo Chigi fanno ufficiosamente sapere che si lavora freneticamente per un provvedimento che potrebbe essere varato addirittura dal Consiglio dei ministri che si tiene domani.

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