
Ricordati di santificare l’accessorio
Mio caro Malacoda, viva l’accessorio. Scusa se ti affliggo con distinzioni linguistiche che potrebbero sembrarti secondarie ma che non lo sono. Scusa anche il paradosso in cui inevitabilmente cadiamo: ti sto spiegando l’importanza fondamentale che per noi rivestono gli accessori, capisco che potresti confonderti, ma cerca di seguirmi. Dunque: innanzitutto le distinzioni. Accessorio, particolare e dettaglio non sono sinonimi. Del secondo e del terzo – contrariamente a quanto molti pensano – non si può fare a meno; il primo ha la natura della conseguenza secondaria, e la caratteristica di sviare rispetto all’essenziale. Per questo è una delle nostre armi migliori. Quando vuoi far prendere una decisione sbagliata a qualcuno (e dovrebbe essere tua preoccupazione quotidiana) fai in modo che si concentri sugli accessori, sugli aspetti secondari, enfatizzali a lascia che occupino tutta la scena. Ad esempio: in una decisione politica (chessò, l’ampliamento di una base militare) c’è in ballo la sicurezza nazionale di un paese, i suoi rapporti internazionali, il rispetto delle alleanze? Trova qualcuno, possibilmente un ministro, che parli di problema urbanistico-ambientale, qualcun altro che dica dell’importanza del coinvolgimento dei cittadini in queste scelte (cittadini che per coerenza con questo principio dovrebbero conoscere anche i piani militari di quella base, gli ordini in caso di emergenza, cittadini che, sempre per coerenza con questo principio dovrebbero conoscere anche la formula della Coca Cola), fai in modo che questa parola, “cittadini”, venga ripetuta spesso, fino a occupare totalmente il dibattito e far dimenticare l’origine del problema. “Non si fanno le scelte sulle teste dei cittadini”, non si fanno ferrovie sulle teste dei cittadini, non si fanno discariche o inceneritori per i rifiuti sulle teste dei cittadini. Non si fa nulla grazie alle teste (vuote) dei cittadini. E il nulla che avanza è il nostro trionfo.
Diffida invece, ecco la distinzione linguistica di cui ti ho parlato, di chi cura i particolari. L’esempio più fuorviante in materia è quello degli accessori d’abbigliamento. La donna che vuole abbinare la borsa con le scarpe, che cerca “quella” maglia perché ha “quella” gonna può cadere nella frivolezza ma lo fa per eccesso di razionalità, non per difetto. In questa ricerca del particolare c’è un’idea del tutto. L’uomo infatti – guardagliele – crolla sempre sulle scarpe. Diffida dunque di chi afferma l’essenziale fin nel dettaglio. Favorisci l’accessorio che non c’entra, quello ricercato per se stesso e non in funzione del tutto. Ricorda che il nostro compito è dividere, separare le premesse dalle conseguenze. Il nostro ideale è l’autonomia di tutti contro tutti, l’affermazione che ogni cosa, ogni persona e anche ogni pensiero sussista in sé e sia sovrano, la fine della gerarchia delle idee. Se lavoreremo con metodo a questo disegno ne nascerà la superba illusione dell’indipendenza a tutti i livelli: personale, sociale, internazionale e metafisico. E si avvererà l’ammonimento del nostro Nemico: «Chi crede di stare in piedi guardi di non cadere». Lo dice bene anche la filastrocca: se non sta appeso a qualcosa o a qualcuno, «casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra».
Tuo affezionatissimo zio Berlicche
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