
Molto spettabile e apprezzata redazione, ho appena terminato di leggere l’articolo di Amicone nel quale, se ben intendo, vi è tutto sommato un endorsement a Lupi quale sindaco di Milano, ma mi chiedo e vi chiedo: se le sue competenze sul territorio non si discutono, come sta il medesimo a principi non negoziabili? Perché il Lupi è un negoziatore e in passato ha negoziato. Eccome se ha negoziato. Ha ferito. Eccome se ha ferito. È pur vero che mala tempora currunt e forse la sua candidatura “puzza” di male minore, turiamoci il naso, chiudiamo un occhio ecc. Già, peccato che i Santi Martiri siano lì a ricordarci l’opposto. Perché non candidare Formigoni? Con immutata stima e fraterno affetto.
Mara Casella via email
Risponde Luigi Amicone: Gentile Mara, la sua osservazione non fa una piega, Lupi è stato un “negoziatore” sulle unioni civili, quando proprio cinque anni fa per non “indurlo”, pardon, per non “abbandonarlo” a quel negoziato, io stesso gli dissi e personalmente lo proposi ieri come oggi a Berlusconi e Salvini: “Maurizio molla il governo e vieni a fare il sindaco di Milano”. Ottenendo perfino da Salvini, in un pour parler telefonico, la disponibilità ad appoggiare la sua candidatura a sindaco prima che saltasse fuori Stefano Parisi. “Chiaro che deve uscire dal governo se vuole candidarsi sindaco a Milano”.
Le cose sono andate come sappiamo. Adesso qual è la logica che deve governare sempre nella vita personale come quella della Polis? Io non credo che si debba tenere la testa rivolta indietro e non guardare in faccia il presente. Come ho detto e ribadisco, Maurizio può aver fatto tutti gli errori politici che noi sappiamo che ha fatto, ma ciò non toglie che sia il miglior candidato per Milano per le precise ragioni che ho detto, come leader e amministratore. Conosce Milano, la sua gente, nelle periferie come al centro. Ha fatto molto per i milanesi da assessore nell’indimenticabile giunta Albertini. E conosce perfettamente anche Roma, dove è parlamentare e per vent’anni si è mosso anche da ministro. Questa esperienza romana sarà importantissima per Milano. Anche perché, osservo io, i 209 miliardi in arrivo dall’Europa già vorrebbero farli gestire da “task force” parallele al governo e, detta con il titolo del libro di Luca Ricolfi, proseguire allegramente nel “Sacco del Nord”.
Perciò, mi dia retta gentile lettrice, segua la nostra pista e cerchiamo di riprendere Milano, la sua autonomia rispetto alla palude romana, il suo carattere di città libera e operosa. Lupi ha sbagliato quando è stato troppo “romano”, ma rimane un politico simpatico, competente e, provenendo egli come molti di noi da famiglia popolare immigrata a Milano – Lupi è di origini abruzzesi forti e gentili – uno splendido esemplare della civiltà potente, dinamica e inclusiva, tipica della grande e unica in Italia, tradizione ambrosiana. Ribadisco: il miglior candidato alla vittoria dopo un decennio dominato da una sinistra aristocratica e snob, dai risotti arancioni di Pisapia e dai calzini arcobaleno di Sala, si chiama Maurizio Lupi. Un peccatore come ciascuno di noi. Ma anche un politico dallo spiccato senso della realtà e del popolo. Proprio quello di cui ha bisogno Milano dopo troppa fuffa di chiacchiere e distintivo di immagine, mentre le periferie affondano e ai suoi giovani non viene indicato altro che movida e sballo.
Speriamo che stavolta Lupi e i capi della politica ascoltino il nostro consiglio.
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