Gli americani – il popolo che nella libertà ha il carattere distintivo – hanno detto basta, stufi di doversi sottomettere alla polizia morale del progressismo. E hanno votato Trump
Da sinistra, il ceo di Meta Mark Zuckerberg, Lauren Sanchez, il fondatore di Amazon Jeff Bezos, il ceo di Google Sundar Pichai e il ceo di Tesla e SpaceX Elon Musk, durante la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump (foto Ansa)
Alzi la mano chi non ha sorriso, con una certa soddisfazione e anche un senso di liberazione, guardando il video in cui Mark Zuckerberg annunciava al mondo, probabilmente dal salotto di casa sua tra un caffè e un tuffo in piscina, di aver forse sbagliato a bannare i post di quanti non si erano allineati al politicamente corretto. Meta, dopo un decennio di censura sistematica su Facebook e Instagram (anche verso politici democraticamente eletti), ha deciso di mettere in soffitta il fact checking e ha riscoperto che l’Occidente è nato sulla libertà di pensiero ed espressione. Bene, bravo, bis!
La tentazione utopica di tutte le ideologie
Questo episodio, che riguarda uno dei grandi sacerdoti del progressismo, segna forse l’inversione di una tendenza che sembrava inarrestabile. Il progressismo (un tempo si chiamava comunismo e prima ancora giacobinismo) prova a illuderci che il futuro dell’umanità sia già scritto e presto vivremo il paradiso in terra.