REDIMERE L’EUROPA

Il magistero di Giovanni Paolo II sulle radici cristiane dell’Europa è la vera Costituzione dell’Unione europea. Si sarebbe dovuto capirlo per tempo. E invece la politica, anche quella di ispirazione cristiana, lo comprende appieno solo oggi, quando le derive nichiliste che si presentano sotto le sembianze angeliche del relativismo, si mostrano come possibilità attuale per tutta l’Europa, dal nord della Polonia al sud d’Italia, tanto per citare popoli che pure avevano a lungo resistito alle sirene dell’omologazione anticristiana. In realtà il Papa profeta aveva capito tutto in anticipo e per questo ora suonano anche più gravide di conseguenze le sue parole che da almeno un decennio ci chiamano alla «rievangelizzazione dell’Europa».
Il non sospetto di conservatorismo Sandro Magister, uno dei più autorevoli e attenti vaticanisti, ci offre una rivelazione importante a questo riguardo. «Era il giugno del 1991 quando Giovanni Paolo II tornò per la quarta volta nella sua Polonia. Il Muro era crollato, l’impero sovietico era a pezzi. Ma il papa rifiutò di far festa. Anzi, non era mai apparso così iracondo, con i suoi compatrioti. Parlò più volte a braccio e da quelle parole non scritte, non passate al vaglio della diplomazia, fece zampillare i suoi più genuini pensieri. Come questi, trascritti da un fuori testo a Wloclawec: “Il cedimento al desiderio, al sesso, al consumo: questo è l’europeismo che accreditano taluni sostenitori del nostro dovere d’entrare in Europa. Ma noi non dobbiamo diventare parte di questa Europa. L’Europa l’abbiamo creata noi, con molta più forza di quelli che pretendono l’esclusiva dell’europeismo. Qual è il loro criterio? La libertà. Ma quale libertà? Quella di togliere la vita al bambino non nato? Fratelli e sorelle, io protesto contro questa concezione dell’Europa che si sostiene in Occidente. E proprio in questa terra di martiri questo deve essere gridato forte. L’Europa attende una redenzione. Il mondo ha bisogno di un’Europa redenta”». Il dolore per la scomparsa di un pontefice così straordinariamente importante per la storia, per l’umanità del nostro tempo, è mitigato in questo momento solo dalla consapevolezza della grandiosa testimonianza di amore alla vita e ad ogni uomo che fino all’ultimo momento il Santo Padre ci ha trasmesso. La sua opera infaticabile a difesa del primato dell’uomo ha risvegliato nel popolo europeo la coscienza delle proprie radici cristiane e ha spronato chi riveste responsabilità politiche nelle istituzioni europee, ad operare con rinnovata decisione e determinazione perché l’Europa del terzo millennio sappia assolvere alla sua missione di costruttrice di pace, di libertà, di democrazia e di vera promozione umana in tutto il mondo.
*vicepresidente del
Parlamento Europeo

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