
Rampoldi ai ‘Gandhi della televisione’:«Non possiamo far lasciare Kabul»
«Ne ammazza di più il bellicismo oppure quel pacifismo preoccupato unicamente della salvaguardia della propria virtù?». Che la domanda sia comparsa su Repubblica (31.05.06) sotto la premurosa testatina “La polemica” non ha preservato l’autore, Guido Rampoldi, dalle risentite lettere di precisazione di Gino Strada e Moni Ovadia. Come s’è permesso Rampoldi – ha replicato il fondatore di Emergency il giorno seguente – di esporre «i suoi argomenti a favore della guerra come igiene del mondo»? Come s’è permesso Rampoldi di accusare Emergency di aver aperto a Kabul un ospedale solo per avere una ribalta mediatica e di fornire più sostegno ai terroristi talebani che non alla popolazione?
Rampoldi spiega a Tempi che «come una certa destra bellicista così esiste una sinistra pacifista che ha una pretesa morale fasulla e del tutto irrealistica, completamente disinteressata alle conseguenze delle proprie posizioni». L’inviato ed editorialista di Repubblica se l’era presa con «quel pacifismo che invoca il rimpatrio dall’Afghanistan, ma evita di chiedersi cosa accadrebbe laggiù se la Nato fuggisse» e con «l’ambiguità di Emergency» che «rimette in sesto i combattenti di un regime spaventoso così da rimandarli al fronte». A Tempi, forte del fatto di trovarsi mentre parla proprio in Afghanistan, ribadisce «che vedere da qui la situazione mi conferma nei miei giudizi. La situazione è tremenda, ma se ce ne andassimo sarebbe peggio. Chiunque abbia cognizione di causa capisce che il ritiro significherebbe lasciare questo paese nella guerra civile». Rampoldi non se la sente di far di tutti i pacifisti un fascio, «ma davvero mi fanno un po’ specie questi “Gandhi da televisione” più preoccupati dell’inquadratura delle telecamere e del plauso della platea che della realtà di fatto».
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