Racconto al Meeting la musica napoletana che Giussani amava

Di Pippo Corigliano
19 Agosto 2021
La cultura napoletana è universale perché è una cultura del cuore priva di filtri. Anche per il napoletano c’è un imperativo categorico: bisogna prendere tutto con buon umore
Una veduta del teatro San Carlo di Napoli

Una veduta del teatro San Carlo di Napoli

L’autore interverrà lunedì 23 agosto alle 21 in Sala Ravezzi al Meeting di Rimini all’incontro Spirto Gentil. Mandulinata a Napule: canzoni napoletane. Oltre a lui ci saranno anche Pier Paolo Bellini, Ambrogio Sparagna e il Trio Napulammore melodie napoletane.

Per mera bontà degli organizzatori sono stato invitato al Meeting di Rimini 2021 per parlare dell’aspetto umano e spirituale delle canzoni napoletane che don Luigi Giussani apprezzava.

La cultura napoletana è universale perché è una cultura del cuore priva di filtri, perciò appartiene a tutti, anche a coloro che racchiudono il proprio cuore fra pudori dettati dalle convenzioni. Nel senso migliore del termine la cultura napoletana è senza pudori. Il napoletano non vede perché debba nascondere il suo stato d’animo, le sue simpatie o le sue antipatie che provvede a trasformare in capacità sfottitoria. In questo caso le antipatie si fondono con la capacità di ridere per qualsiasi cosa. Anche per il napoletano c’è un imperativo categorico: bisogna prendere tutto con buon umore. Da ciò deriva il senso di gradevolezza che accompagna l’accento napoletano: subito si diventa disposti a sorridere.

Per motivi storici Napoli è una città musicale. È qui che sono nati i conservatori che in origine erano centri di raccolta di orfani e ragazzi poveri. Con il tempo si vide che conveniva insegnare canto e musica in questi centri perché si apriva uno sbocco professionale ai giovani che potevano diventare musicisti, cantanti o semplicemente posteggiatori (quei gruppi musicali che ora cantano nei ristoranti e che in origine cantavano davanti alle Poste).  In origine c’erano quattro conservatori in città che ora sono stati unificati. Mozart venne a Napoli considerandola una città della musica. Il teatro San Carlo è del 1737 mentre prima si utilizzavano altre sale per rappresentazioni musicali. Qui è nata l’Opera buffa ed è stata sempre apprezzata l’Opera lirica. I musicisti fioriti a Napoli sono innumerevoli.

Secondo Wikipedia il San Carlo è “il teatro d’opera più antico d’Europa e del mondo ad essere tuttora attivo, primo teatro italiano a istituire una scuola per la danza; anticipa di 41 anni il teatro alla Scala di Milano e di 55 anni il teatro La Fenice di Venezia. Date le sue dimensioni, struttura e antichità è stato modello per i successivi teatri d’Europa. Il Teatro è stato inserito dall’Unesco tra i monumenti considerati patrimonio dell’Umanità, oltre ad essere classificato come teatro più bello del mondo”.

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.