
Quel giorno che il fiume Enza abbracciò Tommaso
Il fiume Enza era un fiume senza gloria. Da quando Matilde di Canossa non sorgeva più da quelle parti a umiliare imperatori. Ma ora che ha avuto tra le sue mani innocenti il piccolo Tommaso, buttato dai suoi assassini senza volto, e senza volto anche sotto i flash dei fotografi – ora che ha avuto nelle sue mani d’acqua, d’erba, di sera quegli ultimi respiri, l’Enza è tutto d’oro, e di porpora.
L’Enza è il Niagara del nostro pianto, è l’Oceano Indiano, è il Mississippi del silenzio che abbiamo dentro. è le Antille lontane delle stelle che cerchiamo, l’Enza è il canale di Suez dove svaniscono le navi illuminate della nostra gioia. è l’urna dolce, il battesimo delle acque del tempo. L’Enza è quel che vorremmo esser noi per Tommaso, tutti disciolti in pianto, e viaggianti nella notte, liquidi, vividi custodi della trasformazione della sua vita.
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